UN MISTERO CHE COMMUOVE

«LA SUA VITA?
UN MISTERO CHE COMMUOVE»

Parla monsignor Erba, autore della relazione
per la Commissione vaticana

di ALBERTO BOBBIO


«Sarà il santo del Terzo Millennio insieme con madre Teresa di Calcutta», dice il vescovo; «fu un esempio unico di dedizione eroica allo stato religioso».

È lui che ha posto la causa davanti all’assemblea dei cardinali e dei vescovi della Congregazione delle cause dei santi. Monsignor Andrea Maria Erba, 67 anni, milanese, vescovo di Velletri, per un anno ha letto le carte accumulate negli archivi segreti del Vaticano sul frate delle stimmate.

Era stato incaricato, essendo uno dei vescovi membri della Congregazione, di preparare la relazione "ponente" della causa. Insomma, doveva raccontare la vita di padre Pio in modo da rispondere al dubbio: padre Pio da Pietrelcina fu davvero eroico nell’esercizio delle virtù cristiane? Era il 21 ottobre dell’anno scorso. Erano presenti i cardinali Gantin, Gagnon, Canestri; il proprefetto della Congregazione Bovone, il segretario monsignor Nowak e i vescovi Alberti, Mees, Nesti e, appunto, monsignor Erba. Altri due cardinali, Achille Silvestrini e Pio Laghi, avevano inviato il proprio voto per iscritto. Monsignor Erba ha parlato per due ore, poi ha concluso in latino: «Constare de heroicitate virtutum si Summo Pontifici placuerit», cioè ci consta l’eroicità delle virtù, se al Sommo Pontefice piacerà.

In pratica i membri della Congregazione delle cause dei santi chiedevano al Papa di approvare il loro parere positivo e di autorizzare la Congregazione ad emanare il decreto sulla eroicità delle virtù del servo di Dio padre Pio da Pietrelcina. È quello che ha fatto il Papa giovedì 18 dicembre. Per la prima volta monsignor Andrea Maria Erba parla del suo incontro con padre Pio.

  • Lo conosceva?

«Non l’ho mai incontrato. Sono stato una volta al santuario di Monte Rotondo. Da solo, e ho solo pregato».

  • Perché hanno scelto lei per la relazione?

«Non lo so. Devo dire che l’ho studiato con paura, sgomento e preoccupazione».

  • Chi è padre Pio?

«Non è un fenomeno, è un mistero che commuove».

  • Non resta alcun dubbio?

«Nessuno. Sarà il santo del Terzo Millennio, insieme con madre Teresa. È un esempio unico di dedizione allo stato religioso. Ha sopportato eroicamente accuse, calunnie, persecuzioni. Ha sempre obbedito».

  • Eppure c’è una relazione contraria di monsignor Carlo Maccari, visitatore apostolico nel 1960, che sbarrò la via al processo di beatificazione. Lei ha letto quella relazione?

«Certo, è scritta in italiano e porta stampigliato il timbro "sub secreto". Forse Maccari era stato tratto in inganno dall’isteria di qualche fedele. Nel corso del processo ogni cosa è stata chiarita».

  • Padre Pio era burbero e scontroso. Perché?

«Per due motivi: per provocare conversione e per difendersi dal fanatismo di molti. Gli costava questo atteggiamento, che aveva però un fine pedagogico. Diceva: "Se non faccio così la gente mi mangia". Una volta mostrò ad un confratello il saio sforbiciato da un fanatico in cerca di reliquie».

  • Perché padre Pio aveva le stimmate?

«Bisognerebbe domandarlo a Dio».

  • Padre Pio ne parlava?

«Mai. Anzi non voleva e spiegava che insistere sulla questione era un atteggiamento pagano».

  • Però i fenomeni mistici legati a padre Pio hanno aumentato la devozione verso il frate...

«È vero. Qualcuno ne ha approfittato. Anche qualche frate va criticato. Ma io credo che siano stati più i laici che i cappuccini i responsabili del fanatismo attorno a padre Pio».

  • I fenomeni mistici, le stimmate e la bilocazione hanno influito sul giudizio di santità?

«Assolutamente no. Non bastano per affermare l’esercizio eroico delle virtù cristiane. Così come non basta credere in una Madonna che piange per essere buoni cristiani».

  • Che cosa ha scoperto di padre Pio che prima non conosceva?

«La sua spiritualità e la sua cultura. Per me è stata una rivelazione. Ha studiato morale e storia della Chiesa.

Ma su queste cose non si insiste per paura di far diminuire la devozione popolare».

  • E anche il grande giro d’affari intorno alla figura di padre Pio...

«È vero. Molti hanno speculato e continuano a speculare. Spero che il fanatismo e anche l’entusiasmo si attenuino. Attorno a padre Pio scorrono fiumi di denaro. Forse anche la costruzione di una nuova chiesa da 30 mila posti a Monte Rotondo è un’opera eccessiva».

  • Quale frase le è rimasta più impressa?

«Una di Paolo VI che chiedeva di restituire alla Chiesa la figura immacolata di padre Pio».

  • Lei cosa ha detto ai vescovi della Congregazione?

«Che è degno dell’onore degli altari. Che la figura di padre Pio va restituita all’amore della Chiesa e alla gioia del popolo di Dio, senza tuttavia cedere alle pressioni e all’attesa impaziente di milioni di fedeli».

  • Alcuni frati cappuccini hanno pubblicato scritti indecorosi sul bollettino dei lefebvriani italiani "Sì, Sì, No, No". Questo ha influito sulla causa?

«No. È un altro problema e riguarda i frati. Credo che l’insegnamento della vita di padre Pio sia quello del Concilio Vaticano II. Ha saputo condividere, come scrive la Gaudium et spes, le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini, specie di quelli che soffrono».

  • Quali sono i frutti maggiori della sua opera?

«L’ospedale a Monte Rotondo e i gruppi di preghiera. Spero che servano a far maturare i fedeli anche nella devozione».

  • Ci sono molti miracoli operati da padre Pio?

«Non credo. Sono tre o quattro le guarigioni compiute dopo la sua morte scientificamente inspiegabili. Ma su di esse si pronunzieranno le commissioni vaticane».

  • C’è una corsia preferenziale per canonizzarlo entro il Duemila?

«No, non c’è. Ma ogni decisione è sempre e solo nelle mani del Papa».

Alberto Bobbio



Così la sua personalità rivive nei libri

Su padre Pio c’è ormai una vasta produzione editoriale, ma va detto che su di lui si sono scritte anche tante esagerazioni e falsità, per cui non è facile orientarsi nella lettura di opere che lo riguardano. Meglio andare sul sicuro, dunque, dando la preferenza a volumi che, se non sempre hanno un qualche pregio letterario, presentano il vantaggio di essere stati scritti da persone che, avendo vissuto a lungo accanto a padre Pio, sono credibili al cento per cento.

Tra questi segnaliamo in particolare: Padre Pio racconta e dice, di Alessandro da Ripabottoni, a cura di padre Gerardo Di Flumeri, vicepostulatore della causa di beatificazione del frate; Padre Pio da Pietrelcina crocifisso senza croce, di Fernando da Riese Pio X, a cura della Postulazione generale dei Cappuccini; Padre Pio da Pietrelcina, ricordi, esperienze, scritti, testimonianze, di padre Alberto da Polito; Le mie memorie intorno a Padre Pio, di padre Paolino da Casacalenda, a cura di padre Gerardo Di Flumeri; Le stigmate di Padre Pio, a cura di padre Gerardo Di Flumeri; Padre Pio e la sua opera, Edizioni Casa sollievo della sofferenza, San Giovanni Rotondo. Tutti questi volumi sono reperibili presso la Postulazione della causa di Padre Pio, Convento di San Giovanni Rotondo (Foggia).

Tra le opere di altri editori, ne citiamo solo tre, che però ci sembrano sufficientemente complete: Padre Pio nella sua interiorità, di Negrisolo-Castello-Manelli, Edizioni San Paolo; Padre Pio, una strada di misericordia, Paoline; La storia di Padre Pio, di Rino Cammilleri, Piemme.

Angelo Montonati

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