FESTA dott. Giorgio, Tra i misteri della Scienza e le luci della Fede
Prima edizione, Roma, « Arte della Stampa », 1933 -XI. 24x 17 cm, 276 pp. illustr.
Il lavoro era già al completo nel1930, ma fu dato alle stampe solo nel1933, dopo la comparsa di una pubblicazione di alcune deduzioni scientifiche raggiunte dal Festa, « stranamente riprodotte e deformate », falcidiando una copia dattiloscritta del suo studio, indebitamente pervenuta all'autore di tale abusiva pubblicità (cf. p. 9).
L 'argomento, di importanza scientifica, psicologica e morale, nel libro è trattata in due parti.
Nella prima si parla del « sudore di sangue sofferto dal Redentore » sul Getsemani, che è un « fenomeno che la scienza non
spiega », con studi e ricerche preliminari, considerazioni di ordine spirituale e conclusioni (17 - 49). Per quanto riguarda il sudore di sangue sofferto dal Redentore sul Getsemani « si dovrà ancora una volta concludere che [...] va considerato come un avvenimento del quale la ragione e la scienza sono ben lungi dal poterci offrire una qualsiasi naturale spiegazione » (44). Si parla delle stigmate nella storia, nella scienza, nella mistica (50-97), con la esposizione delle nozioni scientifiche generali, deduzioni storiche e rilievi di carattere mistico ed una conclusione polemica contro la « erroneità della tesi sostenuta da un reverendo cultore di psicologia » (83-97), che corrisponde al nome di p. Agostino Gemelli.
Esaurite le indagini di carattere generale, nella seconda parte si esaminano « nei singoli particolari della loro complessa fisionomia, clinica e psicologia », le osservazioni raccolte sull'argomento (105). Tali osservazioni si compendiano nello studio
« accurato, sereno, obiettivo », che in contingenze diverse il dottor Festa ha potuto compiere sulla persona di p. Pio da Pietrelcina. « I problemi che il caso dell'umile fraticello del Gargano ha suscitato, e continuerà a suscitare ancora nella mente degli studiosi, vanno acquistando ogni giorno, sotto molteplici aspetti, una importanza sempre maggiore » (105).
Le piaghe della crocifissione, apparse visibilmente sulla sua persona fin dal 20 settembre 1918 e rimaste sino ad oggi (1933)
« sempre eguali nelle loro singolari caratteristiche anatomiche », sempre invariate nelle loro manifestazioni, sempre inesplicabili dinanzi alla indagine scientifica più severa; e i ripetuti comunicati che la congregazione del Santo Ufficio ha creduto di dover emanare al riguardo, costituiscono tali avvenimenti sui quali non è possibile sorvolare, oggi in special modo in cui il quesito dell'intervento di forze a noi sconosciute, nella produzione degli interessanti fenomeni che lo riguardano, si impone più fortemente al nostro studio e alle nostre ricerche » (105s).
Anche se da quei comunicati nulla emerge che possa, « sia pur lievemente, infirmare la grande figura del mite figliuolo di san Francesco », tuttavia i commenti suscitati nella stampa dimostrano « quanta erronea sia la interpretazione » che da questa si è data alla parola della congregazione. Basta tener presenti quei « giudizi ostili », manifestati allora e ripetuti negli anni successivi, anche nel1933, ed anche da personalità « in apparenza serene e studiose », per rendersi conto del « modo arbitrario » con cui quelle dichiarazioni vennero interpretate e per scorgervi anche « il proposito deliberato nella tenebra dell'errore le meraviglie che, ancora una volta, ci è dato ammirare sulla persona di p. Pio » (106s).
« Ridicolo sforzo », che non potrà impedire che la verità risplenda ugualmente e che continui ad illuminare le menti di coloro che, « con animo semplice e con spirito di giustizia, bramano dissetarsi alle pure sorgenti dalle quali scaturisce », ed a« a niuno è concesso d'intralciare con oblique interferenze il suo cammino trionfale » (107).
Animato da questi pensieri, il dottor Festa ha sentito il dovere, specialmente dopo tredici anni dalle prime osservazioni, di riassumere in un 'unica sintesi, e a complemento degli studi dei quali è oggetto il presente lavoro, le impressioni che ha avuto modo di raccogliere sul pio religioso del Gargano, sia nelle prime visite che, per desiderio dei superiori dell'ordine cappuccino aveva avuto occasione di far al convento nel quale p. Pio risiede, sia nel « lungo periodo di raccoglimento e di meditazione che a questo è seguito, sia nello svolgersi ulteriore della mia perseverante ricerca » .
Il dottor Giorgio Festa non intende « tessere » la vita di p. Pio, ma seguire « nei più precisi dettagli e con la maggior possibile esattezza la parte scientifica che lo riguarda (105s)
.
Avuta la missione dal padre generale dei cappuccini, nell'ottobre 1919 il dottore Giorgio Festa si recaٍ una prima volta a San Giovanni Rotondo per visitare e sottoporre « ad uno studio clinico accurato » il p. Pio, con una disposizione di spirito « incline piuttosto alla diffidenza » (109-111).
Tornerà una seconda volta nel luglio 1920 per un esame di controllo sulle « lesioni », accompagnato dal dottor Luigi Romanelli, che conosceva già da tempo p. Pio ed ebbe l'opportunità di visitarlo più volte (121-123).
Dal 1925 al 1933 il dottor Festa tornòٍ altre sei volte a San Giovanni Rotondo e, pur non avendo più avuto modo di visitare p. Pio, potè osservare e molto da vicino, « malgrado i mezzi guanti con i quali procura di nasconderlo, colare a rivi tra le sue dita il sangue che stilla dalle ferite che ha nelle mani. Sono in condizioni -continua il dottore - dal poter ancora affermare che le piaghe della crocifissione, così misteriosamente apparse sulla sua persona, si conservano anche oggi [1933], dopo tredici anni, con le stesse inesplicabili caratteristiche in esse rilevate alla mia prima osservazione » (125).
P. Pio contava poco più che trentadue anni e, ben che avvisato da alcuni giorni, fece capire che la visita « non l'avrebbe troppo gradita ». Natura « semplice e timida, desidera sfuggire all'attenzione altrui; e gli stessi segni che porta impressi sulla persona, lungi dall'esser motivo di soddisfazione, costituiscono per lui una vera sorgente di mortificazione, alla quale pare si sottoponga soltanto per spirito di umiltà». E perciò se il dottore in quella prima occasione potè visitare p. Pio « non come semplice sacerdote, ma come soggetto degno dell'attenzione e dello studio di un medico », fu solo per obbedire ai superiori. Una volta, perٍ, superato quel primo istante di contrarietà, « che così bene armonizza colla sua natura buona e dimessa, con moto spontaneo dolcissimo, col sorriso sulle labbra e nello sguardo, si fece egli stesso ad incontrarmi per mettersi interamente a mia disposizione » (112).
Preliminari, questi, non inutili, per che valgano in certo modo a tratteggiare le prime linee della « fisionomia psichica e morale » di p. Pio.
Del suo spirito così « remissivo » ne approfittٍò subito largamente il dottore e, dopo una breve conversazione, « in quella sera stessa - scrive - e poi nuovamente nel giorno successivo, 10 esaminai e lo studiai sotto ogni possibile aspetto » (112).
Di costituzione « esile ed emaciata » (il Festa si riferisce agli anni 1919-1933), p. Pio non dimostra un'età superiore a quella che ha; la sua statura « va un po' al di sopra della media, e, benché non offra nessuna anormalità a carico delle articolazioni e dei muscoli degli arti, ha tuttavia un'andatura ora più ora meno manifestamente incerta per le sofferenze che gli procurano le lesioni che presenta ai piedi. I tredici anni trascorsi dal tempo delle mie prime visite non hanno menomamente cambiato in lui le linee del volto, gli atteggiamenti della persona, il carattere, lo stato interiore ed apparente dello spirito » (113).
Il suo volto « pallido », in contrasto con il colorito « roseo » delle labbra, è incorniciato da una « barba breve, bruna, appena ravviata » ed illuminato da uno sguardo sempre « limpido, dolce, sorridente ». La fronte « alta diritta e spaziosa », rispecchia « la serenità dell'anima sua e la intelligenza della sua mente ».
Prende parte « ai motti allegri ed alle gioconde facezie » dei suoi confratelli, ma sempre « con una compostezza, con una misura ed un senso di rispetto per tutti », da destare ammirazione in chi lo osserva.
AI contrario, quando la conversazione si svolge su argomenti che interessino « la vita dello spirito », l'aspetto di p. Pio « quasi si trasforma », allora « i suoi lineamenti, pur conservando l'abituale espressione di dolcezza, quasi si irrigidiscono in un atteggiamento di insolita severità; e mentre la parola fluisce dal suo labbro, carezzevole e penetrante, o rimane con le palpebre socchiuse in atto di concentrazione, oppure volge lo sguardo in alto come per raccogliere una ispirazione » (113).
Nel suo insieme la persona di p. Pio, soprattutto nelle linee del volto e nello sguardo, rivela un che di così « semplice », di così. « buono », talora anche di così « infantile », che « inspira simpatia e desta l'impressione di una grande sincerità » (113s).
La vita che egli conduce all'eremo che lo accoglie è « semplice ed austera » ; sollecito, « assorto in preghiera od in profonda meditazione »; pasto « frugale » (cf. 114, 118-120); riposo « breve », forse neppure « per quel minimo di tempo che la natura avrebbe il diritto di reclamare a ristoro della fatica giornaliera» (114).
La celebrazione della santa messa è uno dei momenti più salienti nella vita claustrale del buon fraticello (115-117). E dopo il ringraziamento, « abbastanza lungo », va a confessare e vi sono stati periodi nei quali ha confessato, « senza interruzione, per diciotto ore consecutive!... » e quanti accorrono per genuflettersi ai suoi piedi, se ne allontanano poi « consolati nell'anima », con un segreto desiderio di « tornare a cogliere la rugiada confortatrice della sua parola» (117s).
Dopo queste doverose necessarie premesse, si passa all'« esame obiettivo » dello « stato funzionale dell'organismo » di p. Pio (126- 131). In base ad accurati e ripetuti esami, si accerta che la funzione respiratoria è « normale » e quindi « la diagnosi di tubercolosi polmonare “accertata all'esame radiologico”, per la quale nel 1916 era stato congedato dal servizio militare, non trova riscontro nell'indagine clinica, per quanto più volte, ed anche in epoca recente, accuratamente eseguita » (127).
Sistema circolatorio: il cuore ha « posizione, limiti, ritmo e toni valvolari perfettamente regolari. La pulsazione delle arterie periferiche è anche essa normale. A seconda delle sue condizioni di maggiore o minore attività, si ottengono da queste da 70 a 90 battute al minuto primo » (127). .
Sistema digerente e organi addominali: tranne la « repulsione istintiva che p. Pio dimostra per qualsiasi forma di vera ed efficace alimentazione, nulla apparisce di anormale nelle condizioni del suo stomaco ». Normali sono pure in lui tutti gli altri visceri addominali; normali il fegato, e la milza nelle loro funzioni fisiologiche e nei loro rapporti anatomici, e normali sotto ogni possibile aspetto anche le funzioni renali (129).
Molto più interessanti sono i risultati di un attento esame sul « sistema nervoso » in rapporto al fenomeno della stimmatizzazione, del quale è oggetto p. Pio, il cui risultato è il seguente: « nulla dalle ricerche eseguite apparisce che permetta di supporre in lui una disposizione, sia pur lieve, a manifestazioni neuro o psicopatiche di qualsiasi natura. Al contrario, durante le indagini compiute sulla sua persona e nel corso delle nostre lunghe conversazioni, ho più volte avuto modo di raccogliere le prove della costante serena coerenza che caratterizza ogni suo atto, ed il perfetto completo equilibrio che esiste tra le funzioni del suo sistema nervoso, le facoltà della sua mente e le speciali prerogative delle quali il suo spirito si mostra dotato » (130s).
Dopo lo studio delle « condizioni anatomiche e fisiologiche » degli organi di p. Pio, il dottor Festa s'intrattiene su quell'insieme di fenomeni che si osservano in p. Pio e che, oggettivamente parlando, « sfuggono al controllo di ogni legge naturale e scientifica» : « ipertermie », più volte costatate (132-137); « profumo, che emana dalla sua persona (137-144) e« stigmate », studio, ancora più interessante, di queste « piaghe della crocifissione che il p. Pio ha impresse sulla sua persona » (144-151).
Quale ora la « genesi di cosiffatte lesioni ? ...Si tratta di prodotti patologici dei quali la scienza puòٍ con certezza affermare la natura e la origine, o non ci troviamo piuttosto dinanzi ad uno di quei fenomeni che le cognizioni da noi possedute non sono in grado di spiegare. ...?».
A queste e ad altre domande risponde il dottor Festa nelle pagine seguenti (152-168: inesplicabilità scientifica del fenomeno).
Affermato che le stigmate « non sono certamente il risultato di una malattia locale, ne possono essere considerate come la espressione di infermità costituzionali » (153), il Festa dimostra ampiamente la sua asserzione.
Non manca il codicillo polemico con « quel distinto cultore di psicologia », il quale « benché non abbia mai avuto maniera di vedere con i propri occhi le piaghe che il p. Pio ha impresse sulla sua persona, ha creduto di poter sostenere che queste, solo per il fatto che mancano di un qualunque carattere neoformativo, debbano essere escluse da quella categoria di fenomeni la cui origine è al di sopra delle ordinarie manifestazioni di natura » (164-167).
Dall'analisi « psicologica » di p. Pio il dottore esprime le sue impressioni di carattere « psicologico » (168-214). Emerge dalla parola di p. Pio, dai suoi atti, dai suoi pensieri « una qualche anormalità di sentimento che renda meritevole di considerazioni il giudizio di quei sapienti che vorrebbero anche oggi sostenere l'esistenza di un rapporto tra psicopatia, isterismo, suggestione e manifestazioni esteriori tangibili come quelle che in lui sono state studiate? O non piuttosto si richiede una psiche severamente rettilinea, perché in essa si inquadri quell'insieme di fenomeni che nel p. Pio si osserva? » (168).
Il rigido rispetto delle norme della regola che professa, la umile devozione che sempre dimostra verso i suoi superiori, l'amore fraterno che lo unisce a tutti coloro che lo circondano, l'austera severità con la quale, nonostante l'abituale dolcezza dei tratti, adempie al suo ministero, sarebbero di per se elementi sufficienti ad esprimere il valore e l'equilibrio della sua psiche. Ma poiché lo studio su di lui compiuto ha potuto condurci anche più oltre nella profondità delle nostre ricerche, non sarà qui inopportuno ricordare i particolari più salienti delle espressioni ricevute al riguardo » (168s).
Riporta alcuni insegnamenti che p. Pio impartiva, a quel tempo, al suo piccolo uditorio, sgorgati dal suo labbro con « mite, serena, persuasiva eloquenza », destando nel cuore di chi li ascoltava « una viva impressione di dolcezza e di Fede » (172).
Da tali pensieri emana « una vera sapienza evangelica » (176) e, ancora, tali pensieri confermano « una precisa e ferrea dimostrazione di una dirittura psicologica così elevata e così rettilinea, al cospetto della quale il savio, anziché discutere, riverente e commosso deve piegare la fronte » (168-176).
La parola dell'umile frate, « pronunciata con accento mite, ma preciso, fermo, penetrante », non tarda a varcare il ristretto confine del Gargano (177 -190: conversioni, tra le quali quella del cugino massone Cesare avv. Festa, e giudizi di Benedetto xv su p. Pio).
Ma gli insegnamenti che p. Pio diffonde intorno a sé, non sono soltanto rappresentati da parole, da pensieri, da pure ascensioni mentali: « è l'esempio, materiato di realtà contingenti, di fatti intimamente legati alla sua persona, quello che più spicca nell'esame degli avvenimenti che lo riguardano e che più va tenuto in considerazione, per poter giudicare con qualche precisione della elevatezza del suo spirito e della severa dirittura psicologica che presiede ad ogni suo atto » (190).
Ed il dottore chiarisce meglio il suo pensiero con interessanti episodi della vita claustrale di p. Pio (190-203); potrebbe riferire la storia di non pochi « avvenimenti straordinari », attribuiti alla efficace intercessione di p. Pio e« largamente documentati », il cui svolgimento è stato seguito « con rigoroso controllo », ma si astiene, perché di questi è oggetto una estesa relazione, dal dottore direttamente offerta, in data 7 aprile 1925, allo studio della congregazione del Santo Ufficio (203).
Il dottor Festa non nasconde l'ammirazione che p. Pio ha destato nel suo animo, perché di essi sono partecipi anche « numerose personalità, soprattutto del campo ecclesiastico, molte delle quali, dopo aver più volte visitato p. Pio, hanno avuto occasione di esprimere a me pure la loro meraviglia e la loro viva impressione » e rende omaggio alla verità enumerandone alcune (206-214).
Ed inoltre, fa notare il dottore, la sua ammirazione per p. Pio non nasce « dal p. Pio come persona, ma dall'opera meravigliosa che sta incisa nelle sue carni »; e l'ammirazione non è sorta nella mente del dottore « come frutto di un processo psicologico aprioristico, ma come naturale conseguenza dei fatti e dei fenomeni che in lui io ho potuto ripetutamente studiare » (206).
Il dottor Festa offre al lettore anche dodici documenti, scelti tra i molti che, di quando in quando, senza neppure sollecitarli, sono venuti ad arricchire il suo materiale di ricerca (221-271); non si fa sfuggire l'occasione per aggredire (verbalmente, s'intende!...) gli avversari e tra questi ci capita anche il padre generale dei cappuccini, ma a torto, perché il dottore riceveva informazioni da una fonte prevenuta; a voce chiarì il suo atteggiamento col padre guardiano di San Giovanni Rotondo e rettificò, in parte, nella seconda edizione il suo offensivo giudizio (cf. 1 ed. (1933), p. 226; 2 ed. (1938), p. 256; cf. anche E, IV, pp. 71-74, 645-647).
La dedica al Sommo Pontefice Pio XI, « arbitraria », scomparve nella edizione e ristampe susseguenti
.
Noi non siamo competenti per dare un giudizio scientifico sul lavoro del dottor Giorgio Festa. Rene Hamel, teologo e psicologo, rivela che il titolo del libro -« Misteri di Scienza e luci di Fede » -è, forse, troppo apologetico. La prima parte del libro, elaborata prima del 1930 e che contiene considerazioni generali sui fenomeni della stigmatizzazione, ne guadagnerebbe, se fosse rivista e condensata: in questo campo, a dire il vero molto poco esplorato, un libro non può restare a lungo senza essere aggiornato.
Il « caso » di p. Pio è analizzato nella seconda parte, nello spazio di 120 pagine ed è uno studio ( « document » ) « molto importante per sobrietà scientifica e precisione ». Perٍ Hamel si rammarica che lo studio somatico non sia stato completato da un esame psichico: all'esame di specialisti di medicina generale sarebbe stato molto opportuno che p. Pio fosse stato visitato anche da un neurologo o psichiatra, perché non bisogna dimenticare che le spiegazioni attuali -Hamel scriveva nel 1955 -si orientano più verso il tipo psichico che verso il tipo organico. Senza dubbio, il dottor Festa vi fa un accenno quando parla del sistema nervoso, ma in maniera troppo sommaria. Ed anche dal solo punto di vista organica, uno studio più dettagliato della formula sanguigna e la ricerca di eventuali segni di una emopatia, costituzionale o acquisita, avrebbe reso qualche vantaggio (cf. Hamel Rene, Auprès du Père Pio Ce que j'ai vu et entendu à San Giovanni Rotondo, Paris 1955, p. 103).
Il p. Giorgio Cruchon, professore di psicologia pastorale all'Istituto di spiritualità della Pontificia Università di Roma (Gregoriana), che ha studiato le stimmate di p. Pio, quando parla del dottor Festa, si esprime in questi termini: « tutti sanno le posizioni prese dal dottor Festa, talvolta accompagnate da entusiasmo e da polemica, in favore delle stimmate. Tuttavia le sue numerose visite al p. Pio, le descrizioni accurate, minuziose che egli ha fatte delle piaghe, non sono da trascurare » (Cruchon Giorgio, Le stimmate di padre Pio, in Atti del primo convegno di studio sulla spiritualità di padre Pio , San Giovanni Rotondo, 1-6 maggio 1972)..., p. 120). Per quel che il dottor Festa afferma a pp. 240-242 (2 ed. 2 ristampa 1949) è vero soltanto la prima parte: che il p. Bernardo d'Alpicella offrì il 12 ottobre 1925 una fotografia di p. Pio al dottore; non è vero il resto, perché p. Bernardo d'Alpicella non partecipò al congresso eucaristico di Avellino.
(da Alessandro Da Ripabottoni, Molti hanno scritto di Lui. Edizioni “Padre Pio da Petrelcina”, San Giovanni Rotondo.)
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