Morcone
L'origine di Morcone, centro agricolo del massiccio del Matese, risale all'epoca sannitica.
Alcuni storici hanno identificato il paese con l'antica Mucre, delle cui mura ancor oggi possono ammirarsi i resti poligonali.
I1 convento, costruito alle falde del monte abitato, stato sottoposto a lavori di restauro. I Cappuccini, chiamati dal marchese di Morcone, andarono "a pigliare il luogo" il 27 maggio 1603, "vi piantarono la Croce" e il giorno dopo si pose la prima pietra in una cappella antica chiamata San Filippo. Salvo brevi interruzioni, il convento è stato sempre luogo di noviziato. L'anno di esperimento ha lo scopo di aiutare il nuovo venuto a muoversi nell'ignoto schema della nuova vita, illuminare il novizio a comprendere che cosa sia un Cappuccino e come vive.
Francesco (il futuro Fra' Pio) bussò alla porta del convento il 6 gennaio 1903 e si trovò di fronte ad una lieta sorpresa. Ad aprire venne Fra' Camillo da Sant'Elia a Pianisi (1871-1933), il fratello questuante che da Morcone spesso si recava a Pietrelcina, la cui figura era rimasta impressa nella mente e nel cuore dell'adolescente. Fra' Camillo lo accolse con gioiosa cordialità: "Franci': bravo, bravo! Sei stato fedele alla promessa e alla chiamata di San Francesco" e lo accompagnò dal Padre Maestro dei novizi.
In questo convento, retto da una disciplina scomoda, ma convintamente accettata, perché si era scelta la via difficile, Francesco il 22 gennaio 1903 ai piedi dell'altare maggiore fu vestito dei "panni di probazione" alle ore 9 antimeridiane dal Maestro, alla presenza dei religiosi professi e dei novizi. Si chiamò Fra' Pio da Pietrelcina. Con quali propositi entrò in convento e con quale impegno visse l'anno di noviziato? Lo dice lui stesso in una lettera autobiografica del 1922: "Che Gesu mi faccia la grazia di essere un figlio degno di San Francesco. Che possa essere di esempio ai miei fratelli in modo che il fervore continui sempre e si accresca sempre di più in me, da far di me un perfetto cappuccino".
Venafro
Antico centro di origine osco-sannita, l'antica Venafrum fu un'importante città romana, sorta lungo la naturale arteria di transito tra il Sannio e la Campania, nella conca solcata dall'alto corso del fiume Volturno. Compresa dai Longobardi nel Ducato di Benevento come sede di castaldato, fu eretta in contea dai Franchi e nel secolo XI passò sotto il principato di Capua. A partire dall'epoca sveva fino ai primi del XIX secolo, fu feudo di varie potenti famiglie.
Appare da ogni lato "sempre piena di maestà e bellezza". Sono da visitare: la Cattedrale romanica, ricostruita nel XV secolo, il cui interno è stato trasformato nel XVIII secolo; il Palazzo Caracciolo, massiccia costruzione di carattere difensivo del XV secolo; la Chiesa dell'Annunziata del 1387, ricostruita nel XVIII secolo; il castello del XV secolo.
Nei pressi sono visibili resti di mura poligonali, di un teatro e di un anfiteatro, di un edificio a esedra, probabilmente un ninfeo, e dell'acquedotto venafrano, alimentato dalle acque del Volturno. I1 convento, attualmente custodito dai Padri Cappuccini, fu costruito dai benefattori e dal Comune nel 1573. Chiuso nel 1811, fu riaperto nel 1816; chiuso di nuovo nel 1867, tre anni dopo accolse il Padre Clemente da Morcone, che riprese ad officiare nella chiesa, rimasta successivamente sempre aperta al pubblico.
La basilica dei Santi Martiri Nicandro, Daria e Marciano venne affidata ai Monaci Basiliani, che vi officiarono quasi per un millennio, fino al pontificato di Sisto V. Per interessamento poi del Principe di Sulmona, signore di Venafro, il Papa Gregorio XIII aggregò la chiesa al convento, affidando ai Cappuccini il compito specifico di custodire il sepolcro dei santi martiri e di officiare in basilica.
Nell'ottobre del 1911 il Padre Provinciale, Benedetto da San Marco in Lamis, accompagnò Padre Pio a Napoli dal celebre dottore Antonio Cardarelli, il quale suggerì di condurre l'ammalato a Venafro, il convento più vicino, perchè il giovane non poteva viaggiare a lungo, aveva i giorni contati e... pochi.
Durante un mese e mezzo circa, passato a Venafro, la fraternità si accorse dei primi fenomeni soprannaturali: "Assistetti- scrive Padre Agostino -a parecchie estasi e molte vessazioni diaboliche. I1 suo sostentamento fu 1'Eucaristia, sia che celebrasse, sia che ricevesse soltanto la santa comunione, perchè costretto a letto. Le vessazioni del nemico non erano lunghe, duravano al massimo un quarto d'ora. Le visioni divine duravano anche un'ora e ed erano sempre precedute o seguite dalle apparizioni diaboliche. Le apparizioni diaboliche, Padre Pio, le riconosceva sempre tali con il solo comando: "Di', viva Gesu!". Dopo averle riconosciute, le superava sempre col divino aiuto. Quasi ordinariamente seguiva un'immediata apparizione di Gesù, di Maria, dell'Angelo Custode.
Pietrelcina
Il 25 maggio 1887, in questo piccolo centro agricolo in provincia di Benvento, nacque Padre Pio, al secolo Francesco Forgione. Anche dopo anni ed anni di assenza, Padre Pio ricorda "pietra per pietra" il paese nativo. "La tengo tutta nel cuore", scrive al fratello Michele il 22 gennaio del 1926. "La Sacra Famiglia" è il titolo della chiesa dei Cappuccini, (iniziata nel 1926) scelto dallo stesso Padre Pio. Dal racconto di un seminarista, testimone oculare, verso l'anno 1909, quando il giovane Cappuccino era ancora Fra Pio, "in una delle solite passeggiate, arrivati alla zona dell'attuale convento, mentre passeggiavamo tutti insieme, ci fece fermare e ci invitò a zittire e a sentire quello che diceva di sentire. Sentiva un coro di angeli e delle campane che suonavano a distesa da un luogo non lontano da lui e indicava con la mano tesa verso il luogo deserto della strada".
"... i sacri scrittori chiaramente avevano profetato ed il luogo e l'epoca della sua nascita, (di Gesù) eppure tutto è silenzio e sembra che nessuno sia a conoscenza di questo grande avvenimento. Solo più tardi egli è visitato da pastori intenti a vigilare il gregge nei prati. Sono avvertiti da spiriti celesti dello strepitoso avvenimento". (Epist. IV - p.971).
Montefusco
Situato sulla cima di un'altura tra i corsi del Calore e del Sabato, con vie strette e in pendio, il centro campano sorse come castello longobardo e, reso importante per la sua posizione, fu uno dei luoghi fortificati a difesa della capitale del Ducato beneventano.
Nel 1111 il castello di Montefusco era tenuto da una forte guamigione. Durante il periodo svevo, Federico II vi fece eseguire grandi lavori di restauro, ed ampliamento, elevandolo a castello imperiale.
Fu capoluogo della provincia di Avellino dal 1581 al 1806. Durante i moti risorgimentali, nelle sue prigioni furono incarcerati i patrioti irpini.
Il convento sito oltre due chilometri dall'abitato, in contrada Sant'Egidio e risale al 1625.
I Cappuccini della Provincia religiosa di Napoli vi rimasero sino al 1867, quando furono allontanati dalla legge di soppressione. Ceduto, in seguito, ai Cappuccini di Foggia, fu riaperto il 5 novembre 1900.
Nel 1837, per un mese, il convento ebbe l'onore di ospitare, a causa della sua salute cagionevole, il cardinale Gioacchino Pecci, poi Papa Leone XIII. Fra' Pio dimorò poco tempo a Montefusco. Arrivato alla fine di novembre 1908, durante i primi mesi dell'anno successivo fu accompagnato dallo stesso Padre Agostino a Pietrelcina, perché malato. Padre Paolino da Casacalenda, disse di lui:
"Era un bel giovane paffuto, dal viso roseo che nulla lasciava trapelare della malattia dalla quale era affetto. Portava un fazzoletto di seta al collo, che gli difendeva la gola, e da tutta la sua persona spirava bontà e simpatia".
Anni più tardi, Padre Pio commentava queste parole del Padre Paolino: "Il male principale nella mia malattia era il fatto che apparentemente io non dimostravo alcun male, per cui parecchi potevano dubitare che io effettivamente soffrissi".
Gesualdo
Gesualdo e Montefusco distano tra loro pochi chilometri. Il convento dei Cappuccini fu eretto a spese del Principe Don Carlo Gesualdo ed apparteneva alla Provincia Monastica di Napoli. Venne abbandonato dopo la soppressione del 1866 e fu ceduto ai cappuccini di Foggia nel 1905. E' stato gravemente danneggiato dal terremoto del 1980 e si sta procedendo ai lavori di restauro. In questo convento, Fra Pio trascorse circa un mese, come studente di teologia morale. E' certa la sua breve dimora per testimonianza dei compagni di studio. Disse Padre Giulio Guglielmo da S.Giovanni Rotondo, compagno di noviziato: "... si avvertiva spontaneo, per la sua assenza, un gran vuoto nei nostri conventi e si viveva di speranze e aspettative, che ci infondevano conforto e quasi certezza che l'amabile presenza di fra Pio fosse sempre con noi".
"Oh come deve sentirsi acceso il cuore di amore per colui che tutto tenerezza si è fatto per noi! Oh come dovremmo ardere del desiderio di condurre il mondo tutto a quest'umile grotta, asilo del re dei re, più grande di ogni reggia umana, perché trono e dimora di Dio". (Epist. IV - p.972).
Campobasso - S. Maria del Monte
La data di fondazione della chiesa "S. Maria del Monte" non si conosce e si ritiene sorta per sepoltura di famiglie feudatarie. Il santuario viene affidato ai Cappuccini il 25 maggio 1905 affinché rispondesse sempre meglio al culto e alle esigenze spirituali dei fedeli. Da giovane professo, nel 1905, Padre Pio si recò al santuario del Monte di Campobasso per aiutare nelle sacre funzioni. Nell'ottobre 1909, fra Pio, la cui malferma salute richiedeva aria salubre e montana, fu mandato al santuario del Monte, posto ad una altitudine di 800 metri.
"Il dolce bambino soffre e vaggisce nel presepe per rendere a noi amabile, meritoria e ricercata la sofferenza: egli manca di tutto, perché noi apprendiamo da lui la rinunzia dei beni e degli agi terreni; egli si compiace di umili e poveri adoratori per invogliarci ad amare la povertà e preferire la compagnia dei piccoli e dei semplici a quella dei grandi del mondo".
(epist. IV - p. 720).
Serracapriola
Centro agricolo in provincia di Foggia su un'altura che domina da sinistra il basso corso del fiume Fortore, si trova citato per la prima volta nel 1046 con il nome di Castellum de Serra.
Conserva il grandioso castello medievale con quattro torrioni, rimaneggiato, e la chiesa di San Mercurio, che contiene all'interno tavole di scuola umbro-marchigiana del XVI secolo. Fu feudo, con annesso titolo ducale, dei Maresca, diplomatici napoletani e duchi di Serracapriola.
I1 convento, costruito a spese della Padrona di Serracapriola, principessa di Molfetta, Andronica del Balzo, fu più volte luogo di noviziato e di studio. Chiuso per le varie soppressioni, fu riaperto nel 1886. La chiesa, oggi anche parrocchia, costruita contemporaneamente al convento, dedicata a Santa Maria delle Grazie. I1 quadro miracoloso della Madonna del pittore Francesco da Tolentino.
I1 Convento legato all'invasione dei turchi, i quali, assalito e saccheggiato il paese, incendiarono anche il convento dei Cappuccini, invasero la chiesa, "spezzarono le immagini e uno di loro impugnò la scimitarra contro il quadro della Vergine, tanto caro al popolo; poi salì sull'altare, staccò il quadro dal suo posto e lo gittò a terra, ma quasi contemporaneamente cadde anch'egli al suolo, privo di vita".
Terminato il corso filosofico, verso la fine di ottobre 1907, Fra' Pio iniziò lo studio di Teologia a Serracapriola, sotto la guida di Padre Agostino da San Marco in Lamis, che tanta parte ebbe, assieme a Padre Benedetto da San Marco in Lamis, nell'ascesa del suo spirito.
"Conobbi Padre Pio da frate - scrisse Padre Agostino - il 1907, quando l'ebbi studente di teologia a Serracapriola. Era buono, obbediente, studioso, sebbene malaticcio, ma niente ancora m'accorsi di straordinario o soprannaturale".
Da Serracapriola partì nel novembre 1908.
Sant'Elia a Pianisi
Voluto da una commissione di benefattori del paese, il 4 ottobre 1604 fu piantata la croce e posta la prima pietra del convento, ultimato nel 1631. Padre Pio vi giunse il 25 gennaio 1904 per compiere gli studi ginnasiali e liceali. E' il luogo, dopo S.Giovanni Rotondo, che ha ospitato più a lungo Padre Pio: 4 anni. In questo convento il giovane Fra Pio subì l'assalto del demonio: "era una notte d'estate del 1905, quando Padre Pio sentì dei rumori provenire dalla cella vicina. Si sentiva un forte odore di zolfo e il giovane frate si spinse dalla finestra per chiamare un compagno di studio. Non ottenendo risposta si ritirò e con terrore vide entrare dalla porta un grosso cane nero, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Padre Pio cadde riverso sul letto e udì l'animale dire: "è lui, è lui". Poi la bestiaccia spiccato un salto uscì dalla finestra. Altro fatto soprannaturale fu una bilocazione avuta nel gennaio del 1905, raccontata dal giovane fra' Pio come un fatto insolito. Si trovava in coro, quando si trovò lontano in una casa signorile dove il padre moriva mentre una bimba nasceva. La Madonna disse a fra' Pio che le affidava quella creatura.
"Chiediamo a questo divin Bambino di rivestirci di umiltà, perché solo con questa virtù possiamo gustare questo mistero ripieno di divine tenerezze". (Epist. IV - p.972).
San Marco la Catola
Il marchese Gianbattista Pignatelli, padrone del paese, nel 1585 chiamati i Cappuccini, costruì per essi il convento in un luogo dove vi era una modesta cappella dedicata a S.Lorenzo. Chiuso nel 1811 e riaperto nel 1818, abbandonato di nuovo nel 1867 per la legge civile della soppressione, i Cappuccini ritornarono nel 1901 dietro viva insistenza del paese. Padre Pio venne dimorò in questo convento più di una volta. Nel 1905-1906, al termine degli studi ginnasiali e nel 1918 (aprile-maggio). Qui incontra P.Benedetto da S.Marco in Lamis che diventa suo direttore spirituale sino al 1922. Il comportamento di Fra Pio era sempre esemplare e pieno di carità.
"Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo, circondano il Verbo fatto carne; ma noi dall'oscurità in cui questo verbo fatto carne è avvolto, comprendiamo una cosa, udiamo una voce, intravediamo una sublime carità: tutto questo lo hai fatto per amore, e non c'inviti che all'amore, non ci parli che di amore, non ci dai che prove di amore". (Epist. IV - p.972).
Foggia - Sant'Anna
Capoluogo della Capitanata, la città si estende al centro della pianura del Tavoliere, al nord della Puglia, e la sua provincia segna i confini con il Molise, la Campania, la Basilicata ed il Mare Adriatico.
Città mariana per vocazione ed elezione: al Santuario dell'Incoronata si venera la Madonna nera, che segnò la prima apparizione della Vergine sulla faccia della terra nell'anno 1001, e nella Cattedrale di Foggia si venera la Madonna dei Sette Veli, il Sacro Tavolo ligneo dell'Iconavetere, il cui ritrovamento dette origine al borgo intorno alla "Taverna del Gufo", attuale chiesa di S.Tommaso, nel centro storico, intorno all'asse viario della transumanza, Via Arpi.
I1 fenomeno della transumanza, vale a dire lo spostarsi dei pastori e delle greggi di pecore dall'Abruzzo alla pianura pugliese per trascorrervi il periodo invernale, e viceversa in estate, è legato alla nascita dei primi nuclei abitativi. La storiografia ufficiale situa l'origine di Foggia nella fondazione ad opera degli abitanti di Arpi, città preromana. Con Federico II divenne residenza imperiale, e fioì con gli Svevi prima, gli Angioini poi, e ancora gli Aragonesi e gli Spagnoli. I1 terremoto disastroso del 1731 distrusse totalmente la città. La restaurazione borbonica iniziò la ripresa, e Ferdinando III elesse la sua residenza a Palazzo Dogana, oggi sede della Provincia. Un nuovo monumento di dolore e distruzione si ebbe con i bombardamenti dell'estate del 1943, quando la città fu rasa quasi completamente al suolo e contò decine di migliaia di vittime, conquistandosi il riconoscimento della medaglia d'oro al valor civile come città-martire. Proprio nei libri cronologici della chiesa di Sant'Anna si trovano tracce e testimonianze dei frati cappuccini in quelle tristi giornate, alcune delle quali pubblicate dal Cenacolo Culturale "C. Ferrini". Da visitare: Via Arpi e le sue chiese; la basilica dell'Addolorata, nell'antico "piano delle fosse" (silos scavati nella terra dove era conservato il grano raccolto); la Cattedrale, eretta nel 1172 da Guglielmo II il Buono, con la Tavola dell'Iconavetere, il crocifisso ligneo di Pietro Fassa, i dipinti di Paolo De Maio e Giuseppe de Ribeira, la cripta con i motivi scultorei di Bartolomeo da Foggia, statue lignee del settecento napoletano, e le statue in cartapesta della processione dei Misteri. Da non perdere: 1'Epitaffio, un monumento del 1651 che dall'attuale Via Manzoni indica la via del tratturo che conduceva i pastori in Abruzzo; il Museo e la Pinacoteca comunali, l'Osservatorio "Vincenzo Nigri", tutti in piazza Nigri, e il teatro "Umberto Giordano", intitolato al grande compositore foggiano, progettato dall'Oberty e inaugurato nel 1828 con il nome di "Teatro Ferdin ando".
Preziosi l'Archivio di Stato, per la documentazione ufficiale che conserva, e la Biblioteca provinciale, ora in viale Michelangelo, che fu istituita nel 1883 ed oggi raccoglie oltre 40 200mila volumi, con edizioni rare e pregiate.
Impossibile non visitare il Santuario dell'Incoronata a 10 km dal centro, sulla S.S. 16 per Bari, meta di ininterrotti pellegrinaggi mariani.
Il monumento Nazionale ''Reale Chiesa delle Croci'' detta del Monte Calvario sotto il titolo della Santa Croce.
Il monumento Nazionale
''Reale Chiesa delle Croci''
detta del Monte Calvario
sotto il titolo della Santa Croce.
Nel cuore di uno dei più antichi quartiere della città, sorge la Chiesa delle Croci, detta del Monte Calvario sotto il titolo della Santa Croce, monumento nazionale, con sette cappelle sovrastate ciascuna da una croce, scrigno di stona e di religiosità.
A pochi passi dalla "Reale Chiesa della Croci", costruita per interessamento dei Cappuccini nel 1615 dopo una predicazione quaresimale del Padre Antonio da Olivadi, sorge l'attuale nuovo convento. Ben presto fu costruita anche la chiesa, dedicata a Sant'Anna, consacrata il 16 maggio 1916 da monsignor Salvatore Bella, dichiarata parrocchia nel 1932. Padre Pio arrivò a Foggia il 17 febbraio 1916 e vi restò fino al 4 settembre dello stesso anno.
Era venuto per assistere l'anima della nobildonna Raffaelina Cerase, che già dirigeva spiritualmente per corrispondenza. Con i confratelli era sempre "giulivo e faceto". Dopo un breve soggiorno, fu colpito da una "febbraccia" e gli furono riscontrati "focolai di microbi all'apice destro, con lievi soffi al sinistro" . Con le malattie e le angustie spirituali arrivò anche il diavolo e un diavolo rumoroso.
Padre Pio non cenava e si ritirava nella cella. Una sera, mentre la fraternità era riunita in refettorio per la refezione, "s'intese una forte detonazione nella sua stanza, che era sulla volta del refettorio" Dopo tali e continue dimostrazioni, lo si trovava "in un bagno di sudore e bisognava cambiarlo da capo a piedi" . I rumori cessarono quando il Padre Provinciale, Benedetto da San Marco in Lamis, espresse al Padre Pio il desiderio che tali rumori non dovevano più sentirsi. Padre Pio pregò ed il Signore esaudì la sua preghiera. Però cessarono i rumori, ma non gli assalti del demonio, che "sceglieva sempre la stessa ora, dopo cena, per tormentare il povero Padre" .
San Giovanni Rotondo
Situata nella zona sud-occidentale del Gargano, tra fenomeni carsici e doline, San Giovanni Rotondo sorge intorno all'anno 1000, come appare da scritti di età bizantina, quando i primitivi abitanti di Castel Bussano (Crocicchia) costruirono le loro case attorno ad un battistero consacrato a San Giovanni. Federico II la fortificò con le mura, poi passarono Angioini, Aragonesi e Spagnoli. Una terribile peste nel 1656 fu fermata da San Michele, al quale si era rivolta, in pellegrinaggio alla basilica di Monte Sant'Angelo, la popolazione ed il vescovo Puccinelli. A memoria del miracolo, fu eretta una statua all'arcangelo Michele in una nicchia sulla Porta Maggiore della chiesa di San Leonardo. La vera "storia" della città nei tempi moderni comincia con Padre Pio, cui è indissolubilmente e per sempre legata. I1 28 luglio 1916 Padre Pio salì da Foggia per la prima volta al convento di Santa Maria delle Grazie, accolto festosamente dai pochi religiosi, non ancora chiamati al servizio militare, e dagli alunni dal seminano serafico. "l giorni nei quali Padre Pio si trattenne a San Giovanni Rotondo - scrisse Padre Paolino - furono di grande sollievo per il suo fisico". I1 5 agosto Padre Pio scese di nuovo a Foggia e il 4 settembre ripartì per San Giovanni Rotondo. I1 soggiorno provvisorio si mutò in definitivo, interrotto soltanto da brevi assenze per motivi spirituali e militari.
Quando arrivò Padre Pio, attorno al convento non vi era anima viva, ma solo "qualche mandria di capre e di pecore, che si arrampicavano su per il monte. Un piccolo viottolo era l'accesso al paese".
I Cappuccini comparvero a San Giovanni Rotondo nel 1540. Vennero, perché invitati con reiterate preghiere da tutta la 'Università'. Eressero la croce sopra un poggetto alla falde di Montenero, dove ancora oggi si ammira. Si trova davanti al nuovo piazzale, di fronte ad un'ala del convento primordiale, con il portone d'ingresso, la facciata della vecchia e nuova chiesa, a sinistra, del Pellegrino" a destra la monumentale «Via Crucis» e la «Casa Sollievo della Sofferenza», l'ospedale famoso in tutto il mondo.
Il convento di Santa Maria delle Grazie, ospitando nelle sue mura Padre Pio, divenne ben presto oasi di santità. Nei primi due anni di residenza a San Giovanni Rotondo, Padre Pio alla vita religiosa, santamente vissuta, e all'adempimento scrupoloso dell'ufficio di direttore del Collegio serafico, unì l'attività del ministero sacerdotale nella direzione spirituale di un numero sempre crescente di anime. La crocifissione cruenta di Padre Pio, avvenuta il 20 settembre 1918, fu un grande avvenimento nella storia di San Giovanni Rotondo e di tutto il mondo. Tuttora, Santa Maria delle Grazie, benedetta e santificata dalle preghiere e dalle lacrime di Padre Pio, testimone di strepitose conversioni e di ritorni alla fede, fonte di opere meravigliose di carità e di amore per l'umanità sofferente, santuario di grazie e di prodigi, continua ad esercitare un fascino irresistibile su quanti vi entrano. Alcuni ritrovano il Cristo smarrito e la fede perduta. Altri sentono nell'intimo del cuore la voce misteriosa di Padre Pio, che, dal silenzio del sepolcro, parla della vacuità dei beni del mondo e della gioia purissima della vita, spesa al servizio di Dio e degli uomini. 1l 16 maggio 1993 il Padre Provinciale, Mariano Di Vito, ha benedetto la «Fabbrica della chiesa», della nuova chiesa, progettata dall'architetto, Renzo Piano, per ospitare il grandissimo numero di fedeli e figli spirituali di Padre Pio.
Si racconta che nel 1959, all'inaugurazione del santuario della Madonna delle Grazie, padre Pio esclamasse, con la consueta burbera bonomia, rivolto ai confratelli: "Che cosa avete fatto, una scatoletta di fiammiferi?".
Sapeva già che per contenere la moltitudine dei 'chiamati' occorreva una costruzione imponente. San Francesco diceva: "Chi mi darà una pietra avrà una ricompensa, chi due pietre due ricompense, che tre pietre altrettante ricompense!".
Ed è straordinaria la partecipazione popolare a questa grande opera: chi offre un banco, chi un metro quadro di pavimento, chi una giornata lavorativa, chi una canna di organo, chi una pietra, chi uno spicciolo, quello che può.
In un libro d'oro, che sarà conservato a perpetuo ricordo nell'erigendo santuario, resteranno scritti i nomi di tutti i "portatori di pietre".
Una chiesa nuova a San Giovanni Rotondo non è solo un'oasi di fresca pietra, ove fermarsi dopo lungo cammino, ma il luogo in cui il cuore stesso si riposa sulla roccia, che è Cristo.
Per guardare, con gli occhi della fede, l'infinito amore di Padre Pio, spesso definito, anche da un umile suo confratello, "fotocopia di Cristo".
(dal sito: Voce di Padre Pio)
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