Padre Pio da Pietrelcina
San Pio da Pietrelcina | ||
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Nato | Pietrelcina, 25 maggio 1887 | |
Morto | San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968 | |
Venerato da | Chiesa cattolica | |
Canonizzazione | Roma, 16 giugno 2002 da Papa Giovanni Paolo II | |
Santuario principale | San Giovanni Rotondo | |
Ricorrenza | 23 settembre | |
Patrono di | Volontari per la difesa civile, adolescenti cattolici. | |
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Francesco Forgione , meglio noto come Padre Pio da Pietrelcina (Pietrelcina, 25 maggio 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968) è stato un presbitero e religioso italiano.
Membro dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che ne celebra la memoria liturgica il 23 settembre, anniversario della morte. È stato oggetto, ancora in vita, di una venerazione popolare di imponenti proporzioni grazie alle capacità di guaritore attribuitegli ma anche di fortissime critiche e sospetti in ambienti ecclesiastici e non.
Il frate scelse il nome religioso di Pio per onorare il santo martire venerato nell'attuale chiesa di Sant'Anna in Pietrelcina, anche se, in seguito, il suo onomastico sarà celebrato nella memoria di san Pio V.
Gli agiografi descrivono la personalità di Padre Pio come simpatica e ricca di umanità, anche se poteva apparire burbera ad una prima analisi. Burbero per costituzione, ma insieme profondamente buono, incapace di fare il più piccolo dispiacere. Di temperamento era sanguigno. S'infiammava per un niente, era facile all'ira ma pronto al pentimento. Un tipo ricco di repentini cambiamenti d'umore. Era anche un burlone, amava fare scherzi agli amici e raccontava barzellette. Gli piaceva scrivere lettere, ne scrisse migliaia che, dopo la sua morte sono state raccolte e formano numerosi spessi volumi. Esultava per le piccole sorprese. Anche da vecchio, con la freschezza di un bambino. Era felice se qualcuno gli offriva una presa di tabacco o se poteva bere qualche sorso di birra che era la sua bevanda preferita soprattutto nelle giornate afose dell'estate. [1].[2].
Indice |
Cenni Biografici
I primi anni (1887-1918)
Francesco Forgione nacque alle ore 17 di mercoledì del 25 maggio 1887 a Pietrelcina, un piccolo comune alle porte di Benevento. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa di Sant'Anna.
Grazio Maria Forgione, il padre, alla nascita di Francesco aveva 26 anni, e Maria Giuseppa De Nunzio detta "Peppa", la madre, 28. Erano sposati da sei anni ed avevano già avuto tre figli, di cui due già morti alla nascita di Francesco. Il nuovo arrivato quindi era il quartogenito e dopo di lui sarebbero arrivate altre tre sorelle.
La famiglia era povera. Il padre, contadino, possedeva un piccolo appezzamento di terra che però non gli dava il necessario per mantenere la famiglia e per due volte fu costretto ad emigrare in America in cerca di fortuna. La madre era una donna molto credente e le sue convinzioni ebbero una grande influenza sulla formazione spirituale del futuro frate. Secondo le testimonianze del tempo[3], il ragazzo cresceva tranquillo e sereno, era bravo ed obbediente.
Francesco non frequentò le scuole in maniera regolare perché doveva rendersi utile in famiglia lavorando la terra. Il suo primo maestro fu un contadino che aveva fatto la V° elementare. Il secondo un pettinatore di canapa. Alla sera queste persone si dilettavano ad insegnare al ragazzo quel poco che sapevano. Solo quando ebbe dodici anni cominciò a studiare con metodo, sotto la guida di un vero insegnante, il sacerdote don Domenico Tizzani, che, in un biennio, gli fece svolgere tutto il programma delle elementari. Subito dopo Francesco passò alla scuola per gli studi ginnasiali.
Il 1° gennaio del 1903 disse di avere avuto una visione secondo la quale la sua vita si sarebbe incentrata nella lotta contro il maligno. Il 22 gennaio dello stesso anno, a 15 anni, entrò nel noviziato dei Frati minori cappuccini a Morcone assumendo il nome di "fra' Pio". Concluso l'anno del noviziato, formulò i voti semplici il 22 gennaio del 1904. Tre giorni dopo si recò a Sant'Elia a Pianisi per intraprendere gli studi ginnasiali. Il 27 gennaio 1907 formulò la professione dei voti solenni, legandosi così all'ordine vita natural durante. Seguì studi classici e di filosofia. Nel novembre del 1908 raggiunse Montefusco, dove proseguì i suoi studi di teologia. L'8 luglio del 1909, ricevette l'ordine del diaconato, nel noviziato di Morcone. Fu ordinato sacerdote il 10 agosto 1910 nel Duomo di Benevento.
L'8 settembre del 1911 sostenne di aver avuto la prima apparizione di stigmate: in ottobre si recò a Venafro e a Napoli per visite mediche. Il 7 dicembre 1911 ritornò a Pietrelcina per ragioni di salute, restandovi per lungo tempo.
Di salute cagionevole, il 25 febbraio 1915 ottenne il permesso di stare fuori il convento, a casa, mantenendo l'abito cappuccino. Il 10 ottobre 1915, rivelerà al suo confessore, tal Benedetto, di subire da anni in forma mistica la coronazione di spine e la flagellazione. Sempre lo stesso anno, il 6 novembre iniziò il servizio militare assegnato alla decima compagnia sanità di Napoli. Svolse il servizio con molte licenze per motivi di salute sino ad essere definitivamente riformato tre anni più tardi, a causa di una broncoalveolite doppia. Nel frattempo, per gli stessi motivi, girò fra diversi istituti religiosi della diocesi, in cerca di luoghi adatti alle sue condizioni, sino a giungere, il 4 settembre 1916, al convento di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo, sul Gargano, dopo aver trascorso diversi anni a Foggia, da cui andò via per l'eccessiva secchezza del clima.
La comparsa delle stigmate (1918-1920)
Nell'agosto del 1918 affermò di avere le prime visioni di un personaggio che lo trafiggeva con una lancia, lasciandogli una ferita costantemente aperta (vedi transverberazione). Poco tempo dopo, in seguito ad una ulteriore visione, apparvero le stigmate, piaghe sanguinanti alle mani, ai piedi ed al costato, simili alle tradizionali ferite di Gesù morto per crocifissione e trafitto da una lancia. Tali lesioni vennero variamente interpretate: come segno di una particolare santità, o come una patologia della cute (per es. piaghe da psoriasi), o addirittura come auto-inflitte. In realtà il fenomeno delle stigmate si completò lentamente e per tappe successive. Le prime manifestazioni risalgono al 1910 quando il religioso a causa della sua inspiegabile malattia aveva lasciato il convento e viveva a casa sua a Pietrelcina. Ogni giorno, dopo aver celebrato la messa, se ne andava in una località della campagna detta Piana Romana, dove suo fratello Michele aveva costruito una capanna, accanto ad un grosso olmo, per permettergli di pregare e meditare restando all'area aperta, che giovava molto ai suoi polmoni malati. Al suo confessore rivelò che il fenomeno delle stigmate cominciò a manifestarsi proprio in quel luogo, nel pomeriggio del 7 settembre 1910.Il fenomeno si manifestò con maggior intensità un anno dopo nel settembre 1911, allora il Padre scrisse al suo direttore spirituale:<In mezzo al palmo delle mani è apparso un po di rosso, grande quanto la forma di un centesimo, accompagnato da un forte ed acuto dolore.Questo dolore è più sensibile alla mano sinistra.Anche sotto i piedi avverto un po di dolore..> Allo stesso tempo cominciarono a circolare voci secondo le quali[4] il suo corpo aveva cominciato ad emanare un inspiegabile profumo di gelsomino.
La notizia della comparsa delle stigmate fece il giro del mondo e repentinamente San Giovanni Rotondo fu meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere la salute del corpo e dell'anima. Inizialmente, va registrato, oltre ad una certa curiosità per un fenomeno di intrigante valenza mistica che sollecitava la voglia di conoscere, a muovere i fedeli era l'interessamento supplice, che si volgeva tendenzialmente più alle misteriose stigmate, nelle quali taluno vedeva un arcano segno di presenza divina, che non all'uomo che le portava.
Il merito di alcune guarigioni e conversioni inaspettate fu attribuito dai pellegrini all'intercessione del frate presso Dio, il quale avrebbe concesso tali grazie sia fisiche che spirituali. La popolarità di Padre Pio e di San Giovanni Rotondo crebbero grazie al passa-parola: la località dovette cominciare ad attrezzarsi per l'accoglienza di un numero di visitatori impressionante.
La situazione divenne imbarazzante per alcuni ambienti della Chiesa cattolica[5]: il Vaticano infatti non aveva notizie precise su cosa stesse realmente accadendo; le scarne informazioni ricevute ben si prestavano ad alimentare il timore di una macchinazione, di fatto sommovente interessi economici, eventualmente perpetrata sfruttando il nome della Chiesa e la tonaca. Un primo inconcludente rapporto fu stilato dal Padre Generale dei Cappuccini, il quale a sua volta aveva inviato in ricognizione (discreta, ma non troppo) Giorgio Festa. Questi propese per la soprannaturalità del fenomeno, ma proprio il suo entusiasmo fece dubitare della sua credibilità. Si commissionarono perciò ulteriori indagini, molte delle quali condotte in incognito.
Le indagini (1919-1923)
Il primo medico a studiare le stigmate di Padre Pio fu il professore Luigi Romanelli, primario dell'ospedale civile di Barletta.Egli visitò il religioso per ordine del padre superiore Provinciale, nei giorni 15 e 16 maggio 1919. Nella sua relazione fra le altre cose scrisse:<Le lesioni che presenta alle mani, sono ricoperte da una membrana di colore rosso bruno, senza alcun punto sanguinante, niente edema e niente reazione infiammatoria nei tessuti circostanti.Ho la certezza, che quelle ferite non sono superficiali perchè, applicando il pollice nel palmo della mano e l'indice sul dorso e facendo pressione, si ha la percezione esatta del vuoto esistente Due mesi dopo il 26 luglio arrivò a San Giovanni Rotondo il professore Amico Bignami, ordinario di patologia medica all'Università di Roma. Protrasse l'esame per una settimana.Le sue considerazioni mediche non si discostarono da quelle del prof. Romanelli, in più però affermò che secondo lui quelle stigmate erano cominciate come prodotti patologici(necrosi neurotonica multipla della cute) ed erano state completate, forse incosciamente, e per un fenomeno di suggestione, con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio.[6]
Nel 1920 padre Agostino Gemelli, medico, psicologo e consulente del Sant'Uffizio, fu incaricato dal cardinale Merry Del Val di visitare Padre Pio ed eseguire “un esame clinico delle ferite”. Il Segretario del Sant'Uffizio, chiamato in causa per via dei sospetti su presunte attività scandalose del cappuccino, scelse il Gemelli, è dato supporre, sia per le sue conoscenze scientifiche di altissimo livello, sia per i suoi studi specialistici sui "fenomeni mistici", che aveva condotti sin dal 1913: era dunque considerato un autorevole analista di fenomeni del tipo di quelli attribuiti al frate e si decise di inviarlo dopo i risultati non soddisfacenti dell'indagine già compiuta da altri inviati. Il Gemelli volle invece esprimersi compiutamente in merito e volle incontrare il frate, nonostante una malcelata ritrosia di questi. Padre Pio, infatti, mostrò nei confronti del nuovo investigatore un atteggiamento di netta chiusura, non alleviando le polemiche, nonostante l'approccio iniziale del messo vaticano fosse stato di buona apertura sul piano personale.
Il frate rifiutò la visita: non c’era l’autorizzazione scritta del Sant'Uffizio. Furono vane le proteste di padre Gemelli che, incaricato dal Sant'Uffizio e inviato di persona dal cardinal Merry Del Val riteneva di avere il diritto di effettuare un esame medico delle stigmate. Guarino[7] interpreta questo rifiuto come un'implicita ammissione di colpa da padre di Padre Pio. Il frate, supportato dai suoi superiori, condizionò l'esame ad un permesso da richiedersi per via gerarchica, disconoscendo le credenziali di padre Agostino Gemelli, che comunque era in missione ufficiale. Questi lo abbandonò, irritato ed offeso.
Padre Gemelli espresse quindi la diagnosi:
e più brevemente lo chiamò "psicopatico, autolesionista ed imbroglione"; i suoi giudizi, che come si è visto non potevano contare su un esame clinico rifiutatogli, avrebbero pur tuttavia pesantemente condizionato per l'autorevolezza della fonte la vicenda del frate.
L'inchiesta sul frate si chiuse con l'invito ai fedeli di non considerare come sovrannaturali le manifestazioni psichiatriche certificate dal Gemelli, ma i più fedeli sostenitori di Padre Pio non considerano il divieto di Roma vincolante. A Padre Pio venne vietata la celebrazione della messa in pubblico e l'esercizio della confessione.
Come risultato di questa vicenda, il 31 maggio 1923, Padre Pio fu ufficialmente bollato dal Sant'Uffizio come truffatore.
Il 15 dicembre del 1924 il dott. Giorgio Festa, chiese alle autorità ecclesiastiche l'autorizzazione a sottoporre il Padre ad un nuovo esame clinico per uno studio ulteriore e più aggiornato, ma non l'ottenne.
La revoca delle restrizioni e le ulteriori indagini (1933-1968)
Nel 1933 Pio XI revocò le restrizioni precedentemente imposte a padre Pio. Una fonte indipendente suggerisce però che, formalmente, il decreto ufficiale di sconfessione di Padre Pio non sarebbe mai stato revocato.[8] Nel 1950 il numero di persone, in particolare donne, che si volevano confessare era talmente imponente, che venne organizzato un sistema di prenotazioni. Il 9 gennaio 1940 iniziò la costruzione di Casa Sollievo della Sofferenza, un grande ospedale che fu inaugurato il 5 maggio 1956. Papa Giovanni XXIII ordinò ulteriori indagini su Padre Pio, inviando mons. Carlo Maccari: nello spirito del Concilio Vaticano II si voleva intervenire con decisione verso forme di fede popolare considerate arcaiche. All’inizio dell’estate 1960, Papa Giovanni viene informato da monsignor Pietro Parente, assessore del Sant’Uffizio, del contenuto di alcune bobine registrate a San Giovanni Rotondo. Da mesi Roncalli assume informazioni sulla cerchia delle donne intorno a Padre Pio, si è appuntato i nomi di tre fedelissime: Cleonilde Morcaldi, Tina Bellone e Olga Ieci», più una misteriosa contessa. Il Papa annota il 25 giugno 1960, su quattro foglietti rimasti inediti fino al 2007 e rivelati da Sergio Luzzatto: «Stamane da mgr Parente, informazioni gravissime circa P.P. e quanto lo concerne a S. Giovanni Rotondo. L’informatore aveva la faccia e il cuore distrutto». E «Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente» annota il Pontefice. «L’accaduto—cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona— fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti». Che, sempre il 25 giugno, annota ancora: «Motivo di tranquillità spirituale per me, e grazia e privilegio inestimabile è il sentirmi personalmente puro da questa contaminazione che da ben 40 anni circa ha intaccato centinaia di migliaia di anime istupidite e sconvolte in proporzioni inverosimili».[9]
Nel 1964, il nuovo Papa Paolo VI concesse personalmente ma ufficiosamente a Padre Pio da Pietrelcina l'Indulto (reintegro) per continuare a celebrare, anche pubblicamente, la Santa Messa secondo il rito di San Pio V, sebbene, dalla Quaresima del 1965 fosse in attuazione la riforma liturgica. Contemporaneamente, molteplici attività finanziare gestite da Padre Pio passarono in gestione alla Santa Sede.
Il 23 settembre 1968 Padre Pio morì all'età di 81 anni.
La canonizzazione
Le pratiche giuridiche preliminari del processo di beatificazione inizieranno un anno dopo la morte del Padre, nel 1969, ma incontrarono molti ostacoli, da parte di coloro che erano stati nemici dichiarati di Padre Pio. Furono ascoltati decine di testimoni e raccolti 104 volumi di disposizioni e documenti, e nel 1979 tutto il materiale fu inviato a Roma al vaglio degli esperti del Papa. Il procedimento che portò alla canonizzazione ebbe inizio con il nihil obstat del 29 novembre 1982. Il 20 marzo 1983 iniziò il processo diocesano per la sua canonizzazione. Il 21 gennaio 1990 Padre Pio venne proclamato venerabile, fu beatificato il 2 maggio 1999 e proclamato santo il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro da papa Giovanni Paolo II come san Pio da Pietrelcina. La sua festa liturgica viene celebrata il 23 settembre.
Tra i segni miracolosi che gli vengono attribuiti troviamo le "stigmate" che portò per 50 anni (20 settembre 1918 - 23 settembre 1968), il dono della bilocazione e della capacità di leggere nei cuori e nella mente delle persone. Tra i molti miracoli che gli vengono attribuiti c'è quello della guarigione del piccolo Matteo Pio Colella di San Giovanni Rotondo, sul quale è stato celebrato il processo canonico che ha portato poi alla elevazione agli altari di San Pio.
Tra i tanti racconti di bilocazione che lo avrebbero visto protagonista c'è quello fornito da Luigi Orione, secondo il quale nel 1925, mentre si trovava in piazza San Pietro per i festeggiamenti in onore di Teresa di Lisieux, gli sarebbe apparso inaspettatamente Padre Pio da Pietrelcina, che in realtà non si mosse mai dal convento che lo ospitava dal 1918 sino alla morte.
I sospetti
La vicenda di Padre Pio fu sempre accompagnata da un lato da manifestazioni di fede popolare ineguagliate per la loro intensità, e dall'altro da sospetti anche di alte personalità della chiesa.
Di Padre Pio si sospettava innanzitutto una motivazione volta a procacciare un risultato economico (ancorché indiretto) da donazioni e lasciti attraverso una mitizzazione della persona. Questo sospetto fu in parte attenuato quando il frate designò la Chiesa di Roma come erede universale di tutte le sue cose. Parimenti, i flussi di denaro riguardanti le iniziative culminate nella costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, continuarono ad essere oggetto di illazioni e di scontro con le gerarchie ecclesiastiche. Il commercio di pezzuole macchiate dalle stigmate (e da sangue di gallina), andava, stando ai risultati dell'indagine, molto bene. A seguito dell'indagine in questione alcuni frati che avevano tradito il voto di povertà furono spostati altrove. Riguardo alle stigmate, alcuni rapporti medici indicarono una possibile causa non soprannaturale: il medico napoletano Vincenzo Tangaro, che incontrò Padre Pio ed ebbe cura di osservarne le mani, scrisse in un articolo pubblicato dal Mattino: «Le stigmate sono superficiali e presentano un alone dal colore caratteristico della tintura di iodio». Tuttavia, non furono pochi i medici che dapprima scettici, si convinsero poi della sovrannaturalità delle stigmate. A titolo d'esempio, il professor Amico Bignami inviato dal Sant'Uffizio ad esaminare le stigmate scrisse nella sua relazione: «Le [stigmate]…rappresentano un prodotto patologico, sulla cui genesi sono possibili le seguenti ipotesi: a) …determinate artificialmente o volontariamente; b) …manifestazione di uno stato morboso; c) …in parte il prodotto di uno stato morboso e in parte artificiale… Possiamo… pensare che… siano state mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio. Ho notato... una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di iodio. È noto che la tintura di iodio vecchia… diventa fortemente irritante e caustica». (riportato da Mario Guarino, vedi bibliografia). Secondo quanto successivamente riportato da un biografo, lo stesso professor Bignami diede in seguito ordine «di fasciare e suggellare le ferite alla presenza di due testimoni e di controllare i suggelli delle stesse alla presenza degli stessi testimoni, per otto giorni, affinché si potesse avere la certezza che le ferite non erano state affatto toccate… L’ottavo giorno in cui furono definitivamente tolte le fasce al Padre Pio, mentre Egli celebrava la Messa, colava tanto sangue dalle mani che fummo costretti a mandare dei fazzoletti perché il Padre potesse asciugarlo»[10]: questo resoconto è frequentemente citato a sostegno dell'ipotesi sull'origine soprannaturale delle stigmate.
Nuovi dubbi sull'origine soprannaturale delle stigmate vengono dal libro di Sergio Luzzatto, in cui si riporta la testimonianza del 1919 di un farmacista a cui Padre Pio ordinò dell'acido fenico, adatto per la sua causticità a procurare lacerazioni nella pelle simili alle stigmate [11].
Lo psichiatra Luigi Cancrini (Università La Sapienza di Roma), più recentemente, ha tentato di classificare Padre Pio secondo il DSM-IV (edizione aggiornata del manuale internazionale dei disturbi mentali). Secondo questa teoria le stigmate sarebbero quindi particolari sintomi di "conversione somatica" (vedi bibliografia).
Nelle biografie[12] che riportano le testimonianze di persone che ebbero modo di assistere di persona alla preparazione del corpo per la sepoltura, sulla salma di Padre Pio non ci sarebbe stata più alcuna traccia delle stigmate.
Eventi misteriosi e malattie
Nel diario di padre Agostino da San Marco in Lamis, direttore spirituale di Padre Pio, si legge che nel 1892, quando il giovane Francesco Forgione aveva solo 5 anni era affetto da diverse malattie. A 6 anni venne colpito da una grave enterite, che lo costrinsero al letto per un lungo periodo ma poi guarì. A 10 anni si ammalò di febbre tifoidea. Gli eventi psichici e spirituali che si manifestavano in lui provarono il suo fisico. Nel 1904, fra' Pio venne inviato, con gli altri giovani che insieme a lui avevano superato l'anno di prova di noviziato, a Sant'Elia a Pianisi in provincia di Campobasso, per iniziare il periodo di formazione. Ma quasi subito cominciò a star male accusando inappetenza, insonnia, spossatezza, svenimenti improvvisi e terribili emicranie. Vomitava spesso e riusciva a nutrirsi soltanto con del latte. I suoi superiori preoccupati, lo fecero visitare da diversi medici, ma nessuno trovava una causa precisa a quei disturbi. Gli agiografi raccontano che proprio in quel periodo, insieme ai malanni fisici, cominciarono a manifestarsi con maggior frequenza fenomeni misteriosi. Secondo i loro racconti, di notte, nella sua stanza, si udivano rumori sospetti a volte urli o ruggiti, durante la preghiera, fra' Pio restava come intonito, quasi fosse assente. Qualche confratello disse addirittura di averlo visto in estasi, sollevato da terra.[13] Nel giugno del 1905 la salute del frate era talmente compromessa che i superiori decisero di mandarlo in un convento di montagna, nella speranza che il cambiamento d'aria gli facesse bene. Le condizioni di salute però, peggioravano ed allora i medici consigliarono di farlo tornare nel suo paese. Anche qui però il suo stato di salute peggiorò tanto che i medici che lo visitarono dissero che sarebbe morto. Gli agiografi continuano a descrivere che durante la notte, nella sua stanza dove dormiva, si sentivano rumori misteriosi, a volte così forti da svegliare le persone delle case circostanti che si alzavano e si radunavano nel cortile spaventate. Si dice che il frate aveva il viso ed il corpo pieno di lividi e la madre trovava la sua stanza in un disordine indescrivibile.
Negli anni giovanili padre Pio fu colpito da "bronchite asmatica" che non lo abbandonò fino alla morte.Aveva anche una calcolosi renale grave, con coliche frequenti. Un'altra malattia molto dolorosa fu una specie di gastrite cronica, che poi si trasformò in ulcera.Soffrì di tutte le infiammazioni dell'occhio, del naso, dell'orechhio e della gola.Ebbe soprattutto una rinite cronica, che ad un certo momento divenne ipertrofica, interessando i seni nasali, frontali e mascellari, con dolori molto forti.Insieme alla rinite si manifestò anche un otite talmente grave da renderlo quasi sordo. Nell'estate del 1915, il religioso dovette lasciare Pietrelcina per adempiere al servizio militare.Aveva fatto la visita di leva nel 1907 ed era stato dichiarato abile ma lasciato a casa con un congedo illimitato, fu richiamato però alle armi ed il 6 novembre del 1915 si presentò al distretto militare di Benevento, e venne assegnato alla Decima compagnia sanità di Napoli con il numero di matricola 2094/25.Ma dopo circa un mese a causa di continui disturbi cui andava soggetto, venne mandato in licenza per 30 giorni.Tornato in servizio fu sottoposto ad altre visite mediche e rimandato ancora in licenza questa volta per 6 mesi.Trascorse questo periodo di licenza in un convento di Foggia.Ma anche li il religioso stava male, specie d'estate quando arrivò l'afa estiva.Si decise quindi di spostarlo a San Giovanni Rotondo, un paesino sul Gargano a 600 m. di altezza, dove anche nei mesi caldi faceva relativamente fresco.Arrivò in questo convento il 28 luglio del 1916. A dicembre riprese il servizio militare, ma fu rimandato a casa per altri 2 mesi.Al rientro venne giudicato idoneo e destinato alla caserma di Sales in Napoli,dove rimase fino al marzo del 1917, quando dopo una visita all'ospedale di Napoli, venne giudicato in condizioni di salute disastrose, gli fu diagnosticato una "tubercolosi polmonare" accertata dall'esame radiologico e mandato a casa con un congedo assoluto e definitivo. Nel 1925 fu operato per un ernia inguinale,e un po dopo sul collo si formò una grossa cisti che gli impediva di muovere il capo e di dormire la notte, per cui subì l'intervento di asportazione. Un terzo intervento lo subì all'orecchio, si era formato un epitelioma(tumore della pelle), era maligno come fu costatato dall'esame istologico eseguito a Roma.A quei tempi un tumore maligno non perdonava mai.Fu operato e poi sottoposto alla terapia di radiazioni alla quale si sottopose ma svolse solo due sedute, poi disse che non era più necessario far niente, inspiegabilmente guarì.[14] Nel 1956 fu colpito da una grave "pleurite essudativa", con versamento nel sacco pleurico, la malattia venne accertata radiologicamente e controllata dal professore Cataldo Cassano, un clinico all'epoca di grande fama, che estrasse personalmente il liquido sieroso dal corpo del Padre.Rimase a letto per 4 mesi consecutivi, poi la malattia scomparve senza lasciare traccia.Negli anni della vecchiaia il Padre fu tormentato dall'artrite e dall'artrosi.Le sue articolazioni erano bloccate.Ogni movimento gli procurava dolori acuti.
Le ipertermie Un fenomeno misterioso che si manifestava nel corpo di Padre Pio furono le febbri alte un evento che ha sconcertato tutti i medici che in qualche modo, si erano interessati alla sua salute.[15].Queste febbri non erano mai state studiate scientificamente ed il manifestarsi di tali eventi in una persona umana, fu oggetto di stupore ed incredulità. I primi ad osservarle furono i medici dell'ospedale militare di Napoli i quali si accorsero di queste febbri alte e lo sottoposero a visite di controllo.La fronte del religioso scottava, i suoi occhi erano lucidi, il polso galoppava, gli mettevo il termometro sotto le ascelle e infallibilmente la colonnina di mercurio saliva con rapidità e violenza nel tubo di cristallo fino a farlo saltare. La febbre dunque superava i 42°[16].Il primo a misurare con esattezza il grado di temperatura della febbre di Padre Pio fu un medico di Foggia, quando il frate era ospite di un convento del luogo e continuava a stare male.Il medico ricorse ad un termometro che serve per misurare la temperatura dell'acqua e viene detto "termometro da bagno". Misurò la febbre è la colonnina di mercurio si fermò a 48°. Il medico non credeva ai propri occhi.[17] Lo studio scientifico di quelle febbri altissime fu ripreso dal dott. Giorgio Festa nel 1920. Aveva sentito parlare di quell'anomalia e riteneva il fenomeno impossibile. Per poter valutare il caso in modo scientifico si munì di un termometro speciale, che serve per gli esperimenti scientifici e che è di assoluta precisione. Incominciò a misurargli la temperatura con metodo, due volte al giorno, e diede ordine ai superiori del convento di fare altrettanto in sua assenza.I risultati furono incredibili, giorni in cui la temperatura era di 36,2°-36.5° giorni in cui arrivava a 48°-48,5°. Il Padre quando era colto da temperature così elevate, appariva molto sofferente, ed agitato sul suo letto, ma senza delirio e senza comuni disturbi che di solito accompagnavano alterazioni febbrili notevoli. Dopo uno o due giorni tutto rientrava nel suo stato normale, e al terzo giorno lo si vedeva nuovamente nel confessionale.[18]. Il fenomeno da un punto di vista scientifico era inammissibile, temperature così elevate in una persona umana erano considerate come annunziatori di morte, ma nell'organismo di Padre Pio, non solamente non hanno dato luogo ad alcun fatto secondario di qualsiasi gravità, ma, al terzo giorno, il Padre tornava sereno e tranquillo.[19]. Occorre ricordare che già febbri superiori ai 42°C provocano danni cerebrali [20]. La scienza medica considera quindi temperature corporee di 48°-48,5°C incompatibili con la vita umana.
Note
- ^ Renzo Allegri, I Miracoli di Padre e Pio, pag.304
- ^ Renzo Allegri, I Miracoli di Padre e Pio, pag.304/309
- ^ Renzo Allegri, i miracoli di Padre e Pio pag.16
- ^ Renzo Allegri, I miracoli di Padre e Pio pag.83
- ^ Renzo Allegri, I miracoli di Padre e Pio, pag.28
- ^ Renzo Allegri, I miracoli di Padre e Pio pag.60/61
- ^ Santo impostore. Controstoria di padre Pio (M. Guarino - 2002)
- ^ Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), nota a pag.235 (Piergiorgio Odifreddi, Longanesi (Le Spade), 2007)
- ^ «Padre Pio, un immenso inganno», Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, 25 ottobre 2007
- ^ Padre Paolino da Casacalenda, Le mie memorie intorno a Padre Pio a cura di P. Gerardo Di Flumeri, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 1978, p. 170 e segg
- ^ Articolo di Sergio Luzzatto sul Corriere della Sera del 24/10/2007: "Padre Pio, il giallo delle stigmate"
- ^ Rino Cammilleri, Vita di Padre Pio, Ed. Piemme
- ^ Allegri, I miracoli di Padre e Pio pag.21
- ^ Allegri, I miracoli di Padre e Pio pag. 141
- ^ Allegri, I miracoli di Padre e Pio pag.142
- ^ Allegri I miracoli di Padre e Pio, pag.143
- ^ Allegri i miracoli di Padre e Pio pag.144
- ^ Allegri i miracoli di Padre e Pio pag.144
- ^ Allegri i miracoli di Padre e Pio pag.145/146
- ^ (EN) Medical Encyclopedia. URL consultato il 08-11-07.
Voci correlate
Bibliografia
La bibliografia su padre Pio è molto vasta. Alcuni titoli:
- Epistolario di Padre Pio (i suoi scritti)
- Vita di Padre Pio attraverso le lettere (Antonio Motta, a cura di, Oscar Mondadori, 1995)
- Vita di padre Pio (Rino Cammilleri, Piemme, 1998)
- I miracoli di padre Pio (Renzo Allegri - 1995)
- Padre Pio: un santo tra noi (Renzo Allegri - 1998)
- Perizia psichiatrica su padre Pio (L. Cancrini - pubblicato sulla rivista MicroMega - 1999)
- Santo impostore. Controstoria di padre Pio (M. Guarino - 2002) (recensione)
- "Il divenire inquieto di un desiderio di santità. Padre Pio da Pietrelcina. Saggio psicologico" (G. Esposito - S. Consiglio, Cantagalli, 2002)
- Padre Pio e San Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza' (Giulio Giovanni Siena, Bastogi - 2002) (recensione)
Filmografia
- Padre Pio - Tra Cielo e Terra (2000) regia Giulio Base
- Padre Pio - Un santo tra noi (2000) regia di Carlo Carlei
- Padre e Pio genere animazione (2006) regia di Orlando Corradi e Jang Chol Su
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Padre Pio da Pietrelcina
Collegamenti esterni
Agiografia di Padre Pio
- Biografia, discorsi e omelie in occasione della canonizzazione dal sito del vaticano
- Portale ufficiale della provincia religiosa "Sant'Angelo e padre Pio"
- Padre Pio, dal sito del CICAP
- La tv via satellite dedicata al frate delle stimmate.
- La rivista ufficiale "Voce di Padre Pio", edita dai Frati Cappuccini.
- Ospedale Casa sollievo della sofferenza e gruppi di preghiera di padre Pio
- Sintesi di un testo critico scritto da don Pierangelo Gramaglia, docente alla Facoltà di Teologia dell’Italia Settentrionale, sede di Torino
- La Storia Siamo Noi, Padre Pio, L'indemoniato dei cieli, documentario
- I dubbi di Luzzato sulle stigmate del frate di Pietralcina: acido fenico e veratrina?
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