LA SANTA MESSA
LA MESSA DI SAN PIO DA PIETRELCINA (Dal libro: La Messa di Padre Pio) PREPARAZIONE REMOTA ALLA SANTA MESSA Nostro Signore Gesù Cristo in tutto il tempo in cui visse sulla terra - dice l'Imitazione - fu mai un'ora sola senza croci e dolori: l'intera vita di Cristo, quindi, non fu che croce e martirio. A differenza dell'Antico Testamento, il sacrificio del Signore non è un atto, più o meno lungo, ma uno stato. Tra l'Ecce venio, proferito nel primo istante dell'incarnazione e il Consummatum est, pronunziato al Calvario, in una continua crescente oblazione, è contenuta tutta la vita del Redentore. Lo stato vittimale del Signore, tuttavia, tocca l'apice sacrificale con l'immolazione al Calvario. La passione di Cristo è il momento ricapitolativo del suo amore redentivo per noi: il Crocifisso è il segno visibile dei nostri peccati che Gesù, nel suo corpo, portò sul legno della croce, affinché risanati dalle sue piaghe, vivessimo per la sua giustizia. La vita del crocifisso del Gargano non poteva essere vissuta se non in un completo, totale, assoluto stato vittimale. - Padre, quando soffrite? - Sempre, figlio mio! - Padre, avete sempre sofferto? - Fin dal seno di mia madre! - Quanto soffrite, Padre? - Quanto può soffrire colui che si addossa tutta l'umanità! Padre Pio, incoraggiato da Gesù a sempre più correre la via della croce, vede, come in uno specchio, tutta la sua vita non essere altro che un continuato, ininterrotto martirio. È Gesù stesso che vuole le sue sofferenze. Il Signore in persona viene a mendicare le sue pene, le sue lacrime; e con voce insieme di preghiera e di comando, invita Padre Pio ad apporre il suo corpo per essere alleggerito nelle pene. Scelto contro ogni demerito per aiutare Gesù nel grande negozio dell'umana salvezza, Padre Pio ha una sete cocentissima di voler soffrire: si rimprovererebbe - quest'araldo della croce - se cercasse anche per un'ora sola di essere lasciato senza croce o, peggio ancora, se altri entrassero in mezzo a rapirgliela. Non solo vuole che tutta la sua vita, desiderata solo per sempre più patire, sia seminata di croci e persecuzioni, ma chiede addirittura di essere fatto partecipe dei medesimi dolori del Signore. Come a Gesù nel Getsemani, gli viene offerto un calice: Padre Pio lo accetta e senza risparmio. La elezione a vittima, se gli procura da parte del Padre celeste la partecipazione ai dolori dell'unigenito Figlio anche fisicamente, dispone soprattutto Padre Pio, dopo che Gesù gli ha fatto comprendere tutto il significato di vittima, a raggiungere il consummatum est a cui ogni vera vittima è ordinata. Lo stigmatizzato del Gargano è per Gesù una umanità supplementare, o se si vuole, una umanità aggiunta - la felice espressione è di suor Elisabetta della Trinità - nella quale il Crocifisso del Calvario può ancora soffrire per la gloria del Padre, può con più efficacia correre incontro ai bisogni della sua Chiesa. In una parola: Gesù nel Padre rinnova in forma sovranamente espressiva tutto il suo mistero redentore. La passione di Cristo, a San Giovanni Rotondo, in virtù di tale simbiosi nel ministro, all'altare, viene riattualizzata anche fisicamente: Padre Pio, segno efficace visibile del Crocifisso, celebrava la santa Messa da rappresentante stampato delle stigmate di nostro Signore. PREPARAZIONE PROSSIMA ALLA SANTA MESSA L'eucaristia era il centro di attrazione ove convergevano tutti i momenti della giornata di Padre Pio. Tutte le ore del giorno erano un ininterrotto preparamento e ringraziamento a Gesù sacramentato. In attesa della celebrazione della santa Messa però, con le viscere bruciate e con il cuore in fiamme, il serafino del Gargano passava le ore più silenziose della notte per disporsi in un modo sovrumano alla passione di Gesù. - Padre, dopo le preghiere andate in cella la sera. Cosa fate? - Si continua a pregare ed a soffrire. - Che fate la notte che dormite poco? - La volontà di Dio. È da questo momento che il Padre, facendo la volontà di Dio, incomincia a far sua tutta la passione di Cristo. L'agonia dell'orto, il processo dinanzi a Pilato, il viaggio al Calvario, il sacrificio della croce, vengono rivissuti interamente dallo stigmatizzato del Gargano. In questi tratti sublimi ascolteremo unicamente la voce di Padre Pio. Saranno trascritte, con assoluta fedeltà, e le domande nel modo in cui sono state formulate al Padre, e le risposte ancora così come sono state da Padre Pio rilasciate. Unica eccezione: le domande che hanno il tu saranno sostituite con il voi. E questo per dare al testo un'andatura integralmente omogenea. L'attento figlio di Francesco - è bene subito dirlo - non disvela uno per uno tutti i momenti della passione di Gesù in ordine alla celebrazione della santa Messa. È solo un ridotto cespo di pregiatissime perle che cadono a sua insaputa, forse, mentre cerca di comprimerle con vigile accuratezza nello scrigno segretissimo del cuore. Va notato ancora che per le risposte, dall'andatura sempre contenute e allo stesso tempo per noi orripilanti, Padre Pio - a ben rifletterci - sceglie sempre parole sfumate: resta sempre limpido il candidissimo cristallo della sua umiltà. Innanzitutto viene chiesto: - Padre, che cosa è la vostra Messa? - Un pasticciotto sacro con la passione di Gesù. La mia responsabilità è unica al mondo, dice piangendo. - Che cosa debbo leggere nella vostra santa Messa? - Tutto il Calvario. Non poteva mancare un raffronto più circostanziato tra il Paziente del Vangelo e quello del Gargano: - Padre, ditemi tutto quello che soffrite nella santa Messa. - Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua passione, inadeguatamente, lo soffro anche io, per quanto a umana creatura è possibile. E ciò contro ogni mio demerito e per sola sua bontà. La passione di Gesù viene rivissuta quindi tutta intera, dal cenacolo al Calvario, dallo stigmatizzato del Gargano. Non vi è tratto che il Vangelo registri della passione di Cristo, che non sia fatto suo da Padre Pio. - Padre, come possiamo conoscere la vostra passione? - Conoscendo la passione di Gesù: in quella di Gesù troverete anche la mia. Si tratta ora di scorrere ordinatamente i vari momenti della passione del Figlio di Dio fatto carne per contemplarli nel Padre. E la passione di Gesù, Padre Pio la inizia dal Getsemani. - Agonizzate, Padre, come Gesù nell'orto? - Sicuramente. - Viene pure a voi come a Gesù l'angelo a confortarvi? - Sì. - Quale «fiat» pronunziate? - Di soffrire e sempre soffrire per i fratelli di esilio e per il suo divin regno. Il vociare fragoroso degli ebrei prezzolati, e i folli gesti improvvisati dallo scontroso procuratore per tacitare la ciurmaglia deicida, sono gioielli che l'Innocentissimo tiene in serbo, geloso, per occasioni davvero rare e del tutto eccezionali. Come nel processo civile di Cristo, quindi, non poteva essere assente intorno a Padre Pio una folla subbugliata, ove ciascuno di essa, con voce stentorea, l'un l'altra intersecantesi, dal tono stridulo e ostinatamente dissonante, avrebbe, assiduamente, senza posa, blaterato contro il giusto. - Diceste pure: «e grideranno: crucifige! crucifige!». Chi griderà? - I figli degli uomini, e proprio i beneficati. Una camicia indossata di notte dal Padre è tutta maculata di chiazze di sangue da cima a fondo. È un eccezionalissimo documento che testimonia in modo impressionante la durissima flagellazione che subiva di notte Padre Pio. - Come restò Gesù dopo la flagellazione? - Il profeta lo dice: «Diventò una sola piaga; diventò un lebbroso». - E allora anche voi siete tutto una piaga dalla testa ai piedi? - E non è questa la nostra gloria? E se non ci sarà più spazio per fare altre piaghe nel mio corpo, faremo piaga su piaga. - Dio mio, questo è troppo! Siete, Padre mio, un vero carnefice di voi stesso! - Non ti spaventare, ma gioisci. Non desidero la sofferenza in se stessa, no; ma per i frutti che mi dà. Dà gloria a Dio e salva i fratelli. Che altro posso desiderare? - Padre, quando la notte siete flagellato siete solo o vi assiste qualcuno? - Mi assiste la Vergine santa; è presente tutto il paradiso. Vi è pure una benda usata da Padre Pio per asciugare il sangue che gli usciva dal capo. È tutta striata di sangue: è un secondo preziosissimo documento per controllare, sperimentalmente, la corona di spine, diadema sublime, donato al Padre da Gesù. - Gesù mi ha fatto sentire che voi soffrite la corona di spine. - Altrimenti l'immolazione non sarebbe completa. - Con la coronazione di spine, quali peccati scontò Gesù? - Tutti. In particolare quelli di pensiero, non esclusi quelli vani e inutili. - Le spine, Padre, ce le avete sulla fronte o intorno al capo? - Intorno a tutto il capo. - Padre, di quante spine è formata la vostra corona?... di trenta? - E sì! - Padre, io penso che la vostra corona è formata non di trenta, ma di trecento spine. - T'impressioni per uno zero! E poi il trenta non è contenuto nel trecento? E tutto questo non per un lasso di tempo determinato. Padre Pio è stato esplicito: - Padre, è vero che durante la Messa soffrite il supplizio della coronazione di spine? - E lo metti in dubbio? - Durante tutta la Messa? - E anche prima e dopo. Il diadema non si lascia mai. Dalla cella all'altare il passo del Padre non era spedito. Fisicamente non si reggeva in piedi; gli era sempre necessario il braccio di un confratello per sostenersi nel cammino. Con la corona in mano, visibile sostegno spirituale di Maria, dopo essersi fermato con gli occhi in lacrime dinanzi al quadro dell'Immacolata posto nelle scale, Padre Pio si portava in sacrestia. Pallido e sfinito, dopo aver assunto i paramenti sacri, si portava all'altare: non era, neppure questo, un ordinario e normale cammino. - Padre, soffrite pure voi quello che soffri Gesù nella via dolorosa? - Lo soffro, sì, ma ce ne vuole per arrivare a quello che soffrì il divin Maestro! - Chi vi fa da Cireneo e da Veronica? - Gesù stesso. Battuta la via dolorosa - meglio: la via del paradiso - il Padre raggiungeva il Calvario per immolarsi con Gesù. Gli occhi delle folle si appuntavano estatici su questo singolarissimo ministro di Cristo, cercando di penetrare l'arcano nella celebrazione di quella interminabile Messa. Chi più, chi meno, nel modo in cui veniva elargito dallo Spirito, ciascuno intravedeva il Crocifisso del Golgota riattualizzato dallo stigmatizzato del Gargano, all'altare, fatto segno visibilmente efficace di Lui. LA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA Riti iniziali e liturgia della Parola Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: sono parole che Padre Pio pronunzia sempre con un grosso nodo alla gola, per contrastare e reprimere un pianto che non riesce del tutto a raffrenare. Il suo «mea culpa», poi, era accompagnato da sordi e scanditi pugni sul petto per confessare dinanzi alla comunità dei fratelli di essere il più grande peccatore del mondo. - Nel divin sacrificio, Padre, voi prendete su di voi le nostre iniquità? - Non si può fare diversamente, poiché fa parte del divin sacrificio. - Il Signore allora vi considera peccatore? - Non lo so, ma temo che lo sia. Salito l'altare, il Padre, dopo aver appoggiato le mani giunte alla mensa, curvandosi, vi si ferma a lungo. - Vi ho visto tremare mentre salivate i gradini dell'altare. Perché? Per quello che dovevate soffrire? - Non per quello che dovevo soffrire, ma per quello che dovevo offrire. Quello che Padre Pio offre nella celebrazione della santa Messa è insito in quello che soffre. Raggiungendo la punta estrema a cui può pervenire una creatura umana, la sofferenza, senza ambagi, può allestire a piacimento la sua vittima per un totale e perfetto olocausto. Non vi è cosa che il Padre non soffre, perché tutto intero si offre. - In quali ore del giorno, Padre, soffrite assai? - Durante la celebrazione della santa Messa. - Anche durante il giorno, Padre, soffrite quel che Gesù vi fa soffrire durante la santa Messa? - Starei fresco! E come potrei lavorare? Come potrei esercitare il mio ministero? La bontà del Signore è stata infinitamente provvida svelandoci la sofferentissima offerta dello stigmatizzato del Gargano all'altare. La Chiesa trasalisce di gioia per l'altissimo dono di cui viene gratificata da parte del Signore; e le creature a loro volta sono portate a glorificare Dio, che visita in tal modo il suo popolo. Padre Pio, durante tutta la Messa, con il diadema della corona di spine in testa, altrimenti l'immolazione - ha detto - non sarebbe completa, è sottoposto a una particolarissima sofferenza che nella storia delle anime elette solo in lui, finora, è dato riscontrare. - In qual momento del divin sacrificio soffrite di più? - Sempre e in modo crescente. - Nella celebrazione della santa Messa, quale è il momento in cui soffrite di più? - Dalla consacrazione alla comunione. Con la fiducia propria delle anime semplici viene fatta al Padre una significativa domanda: la risposta che viene data fa rabbrividire, sconvolge addirittura. - In qual momento della Messa soffrite la flagellazione? - Dal principio alla fine, ma più intensamente dopo la consacrazione. - Durante la Messa le punture della corona di spine e le ferite della flagellazione sono reali? - Cosa intendi dire con questo? Gli effetti è certo che sono gli stessi. In tal modo questo mite e mansueto agnello di Gesù si dispone a offrire al Padre celeste, unitamente al Martire del Golgota, la sua vita in espiazione dei peccati: consegnando la sua vita alla morte, il servo di Dio, mediante il sacrificio, si fa intercessore per i peccatori. Non è facile dire con quale compunta devozione leggeva l'epistola e il Vangelo. La parola di Dio gl'inteneriva il cuore a tal punto che determinati brani non riuscivano a non strappargli che lacrime. - Stamani alla Messa, leggendo la storia di Esaù che vendette la primogenitura, i vostri occhi si riempirono di lacrime. - E ti par poco non tener conto dei doni di Dio? - Perché leggendo il Vangelo avete pianto quando siete arrivato alle parole: «Chi mangia le mie carni e beve il mio sangue...»? - Piangi con me di tenerezza. - Perché piangete quasi sempre, Padre, quando leggete il Vangelo nella santa Messa? - E ti pare poco che un Dio conversi con le sue creature? e che sia da loro contraddetto? e che sia continuamente ferito dalla loro ingratitudine e incredulità? Liturgia eucaristica e riti conclusivi La seconda parte della santa Messa trova in Padre Pio un liturgo di altissima classe. Il Crocifisso del Golgota, per questo suo singolarissimo ministro, può riattualizzare anche visibilmente nonché fisicamente, secondo la capacità di cui è in grado una creatura fatta segno efficace di Cristo, l'immane tragedia del Calvario. Nella storia del segno sacramentale, lo stigmatizzato del Gargano è l'unico ministro, a tuttora, nella plurimillenaria vita sacramentale della Chiesa, che, nel mistero dell'altare, esprime, anche nella sua carne, efficacemente, per quanto gli è possibile, il Crocifisso del Golgota. - La vostra Messa, Padre, è un sacrificio cruento? - Eretica! - No. Io voglio dire che quello di Gesù è incruento; ma la vostra partecipazione a tutta la passione è cruenta. Mi sbaglio? - Beh!... questa volta non ti sbagli. Personalmente preso forse hai ragione. - Chi terge il vostro sangue nella Messa? - Nessuno. L'offertorio era un secondo momento che immobilizzava a lungo Padre Pio. Era un tratto saliente della sua Messa. Inchiodato da una forza misteriosa, con gli occhi in lacrime sempre amorevolmente fissi al Crocifisso dell'altare, il Padre restava fermo, immobile, come impietrito per vari minuti con il pane e il vino tra le mani. - Perché piangete all'offertorio? - Vorresti strapparmi il segreto? E sia pure. Allora è il momento che l'anima viene separata dal profano. Il Signore separava talmente il suo servo da renderlo insensibile a tutto quello che di profano gli accadeva dintorno. - Durante la vostra Messa, Padre, la folla fa un po' di chiasso!... - E se vi foste trovate sul Calvario dove si sentivano urli, bestemmie, rumori, minacce!? Lì era tutto un fracasso! - I rumori che fanno in chiesa vi distraggono? - Niente affatto. La separazione, però, non era per Padre Pio un rigido distacco da quanti erano attorno a lui per partecipare alla celebrazione della sua Messa. L'intima e totale unione con Dio, che succedeva alla separazione dell'anima da ogni elemento profano, procurava al Padre una sovrumana possibilità di avvertire, una per una, ogni anima che faceva corona al suo altare. - Padre, tutte le anime che assistono alla vostra santa Messa sono presenti al vostro spirito? - Li vedo tutti i figliuoli miei all'altare, come in uno specchio. Con tutti i figli nel cuore, il Padre si distende con Gesù sulla croce per il divin sacrificio. L'amore con cui si dispone a vittima traspare integro dal volto tremante di Padre Pio. La divina tragedia del Calvario, lo stigmatizzato del Gargano, tra singhiozzi e lacrime, in uno spasimo indescrivibile, la riattualizzava così al vivo, anche in se stesso, durante la consacrazione, da far trasparire nella sua carne trafitta l'immane martirio di Gesù crocifisso. - Perché soffrite tanto, Padre, nella consacrazione? - Sei troppo cattiva! In tre parole Padre Pio, in un primo tempo, elude la risposta. Era prevedibile un ritorno all'attacco. - Ditemelo perché soffrite tanto nella consacrazione. - Perché è proprio lì che avviene una nuova e ammirabile distruzione e creazione. In una frase corta e concisa, Padre Pio, questa volta, dice qualcosa in più. Il singolarissimo miracolo della conversione eucaristica è affermato con assoluta chiarezza. Nulla però viene detto di quanto egli soffre all'altare nel momento della transustanziazione: il Padre nella nuova e ammirabile distruzione e creazione fa disperdere, occultandola, la sua intima e segreta partecipazione. La risposta, se lasciava capire più di una cosa, non tacitava. Era soltanto una breccia. Si spiava una occasione propizia per avanzare una ulteriore domanda allo scopo di carpire una risposta più circostanziata. - Perché soffrite tanto nella consacrazione? - I segreti del sommo Re non si svelano senza profanarli. Mi domandi perché soffro? Non lacrimucce, ma torrenti di lacrime vorrei versare! Non rifletti al tremendo mistero? Un Dio vittima dei nostri peccati!... Noi poi siamo i suoi macellai. Il tremendo mistero della consacrazione detiene le ultime ore passate da Cristo in croce: il crocifisso del Gargano rivive, ora, all'altare, uno dopo l'altro, gli ultimi momenti del Crocifisso del Golgota. Si tratta solamente, adesso, di avere sott'occhio quanto registra il Vangelo di Gesù. Innanzitutto, il prologo della crocifissione. - L'amarezza del fiele, Padre, la soffrite? - Sì e spesso spesso. Dopo aver gustato il fiele, il pazientissimo figlio di Francesco confida come sta crocifisso all'altare. - Padre, come vi reggete in piedi sull'altare? - Come si reggeva Gesù sulla croce. - Sull'altare siete sospeso sulla croce come Gesù al Calvario? - E lo domandi pure? - Come fate a reggervi? - Come si reggeva Gesù sul Calvario. In ordine alla crocifissione viene chiesto: - I carnefici capovolsero la croce di Gesù per ribattere i chiodi? - Si capisce! - Anche a voi ribattono i chiodi? - E come! - Pure a voi la capovolgono? - Sì, ma non aver paura. Il divin Maestro, sovranamente assiso sulla cattedra divina della croce, aveva proferito le sue ultime parole per testamentare solennemente dinanzi al cielo e alla terra il suo amore misericordioso per noi. - Padre, recitate pure voi durante la santa Messa le sette parole che Gesù proferì in croce? - Sì, indegnamente, le recito pure io. - E a chi dite: «Donna, ecco tuo figlio»? - Dico a Lei: Ecco i figli del tuo Figlio. - Soffrite la sete e l'abbandono di Gesù? - Sì. - In quale momento soffrite la sete e l'abbandono? - Dopo la consacrazione. - Fino a quale momento soffrite l'abbandono e la sete? - Ordinariamente sino alla comunione. - Gesù crocifisso aveva le viscere consumate? - Di' piuttosto: bruciate! - Di che cosa aveva sete Gesù crocifisso? - Del regno di Dio. La stessa sete incendiava l'anima del Padre. Erano ore, queste, estremamente aride. Neppure una stilla di conforto cadeva nel cuore bruciato di Padre Pio. - Mi avete detto che vi vergognate di dire: «Cercai invano chi mi consolasse». Perché? - Perché di fronte a quello che soffrì Gesù, il nostro, come veri colpevoli, impallidisce. - Di fronte a chi vi vergognate? - Di fronte a Dio e alla mia coscienza. - Gli angeli del Signore non vi confortano sull'altare ove vi immolate? - Ma... io non li sento. - Se il conforto non scende nel vostro spirito durante il divin sacrificio, e voi come Gesù soffrite il totale abbandono, è inutile la nostra presenza. - L'utilità è dalla parte vostra. Dovremmo allora dire inutile la presenza dell'Addolorata, di Giovanni, e delle pie donne ai piedi di Gesù morente! Il cuore amante, straziato dallo spettacolo di sì crudo abbandono, non avrebbe voluto restare inerte, anelava compartecipare validamente all'aspro dolore. - Padre, perché non cedete anche a noi un po' di questa vostra passione? - I monili dello Sposo non si regalano a nessuno. - Ditemi cosa potrei fare per alleggerire il vostro calvario. - Alleggerirlo?!... Di' piuttosto per appesantirlo. Bisogna soffrire! - È doloroso assistere al vostro martirio senza potervi aiutare! - Anche l'Addolorata dovette assistere. Per Gesù, certo, era più confortante avere una Madre dolorante, che una indifferente. - Che faceva la Vergine ai piedi di Gesù crocifisso? - Soffriva nel vedere soffrire suo Figlio. Offriva le sue pene e i dolori di Gesù al Padre celeste per la nostra salvezza. Non fa meraviglia se la sofferenza, in siffatto martirio, pur impossessandosi interamente della sua vittima, staziona volentieri in due centri altamente significativi della persona del Padre per deliziarsi di più. - Non per curiosità, vi chiedo: Qual è la piaga che vi fa soffrire di più? - La testa e il cuore. La comunione era la parte culminante della Messa del Padre: il momento supremo della passione di Gesù. Curvo sulla mensa e con le mani strette al calice, con il Signore nel cuore, il serafino di Pietrelcina, dai sensi internamente ed esteriormente legati, senza risparmio di tempo, restava a lungo con Gesù. È stato chiesto al Padre: - Che cosa è la santa comunione? - È tutta una misericordia interna ed esterna. Tutto un amplesso. Pregate pure Gesù che si faccia sentire sensibilmente. - Dove vi bacia Gesù? - Tutto. - Quando viene Gesù solo l'anima visita? - Tutto intero l'essere. - Che fa Gesù nella comunione? - Si delizia nella sua creatura. - La comunione è una incorporazione? - È una fusione. Come due ceri si fondono insieme e più non si distinguono. - Quando vi unite a Gesù nella santa comunione che dobbiamo chiedere al Signore? - Che sia anche io un altro Gesù, tutto Gesù, sempre Gesù. - Mi avete fatto comprendere che le sacre Specie in voi non si consumano; che nelle vostre vene scorre il sangue di Gesù! Siete dunque un ostensorio vivente? - Tu lo dici! Gesù, visitando tutto intero l'essere di Padre Pio, fondendolo mirabilmente a Sé, faceva assaporare al crocifisso del Gargano, deliziandolo, il mistero della sua morte, allo stesso modo in cui si era deliziato Egli stesso al Calvario nel suggellare il sacrificio al Padre. Tra accenti di tenero amore e momenti di soave dolore, Padre Pio, in Gesù, consuma anche il suo sacrificio. - Perché piangete, Padre, quando fate la comunione? - Se la Chiesa emette un grido: «Tu non sdegnasti l'utero della Vergine», parlando dell'Incarnazione, che dire di noi miserabili?!... - Pure alla comunione soffrite? - È il punto culminante. - Dopo la comunione continuano le vostre sofferenze? - Sì, ma sofferenze amorose. - In questa unione, Gesù non vi consola? - Sì, ma non si cessa di stare sulla croce! In questo supremo istante viene lanciato un ultimo sguardo: - Dove posò l'ultimo sguardo Gesù morente? - Sulla Madre sua. - E voi dove lo posate? - Sui fratelli di esilio. E reclinato il capo consegnò lo spirito, scrive Giovanni alla morte di Gesù. Non poteva essere diversamente all'altare per il crocifisso del Gargano. - Nella santa Messa morite anche voi? - Misticamente nella santa comunione. - È per veemenza d'amore o di dolore che subite la morte? - Per l'uno e per l'altro: ma più per amore. - Nella comunione subite la morte: allora non ci siete più sull'altare? - Perché? Anche Gesù morto era sul Calvario. - Avete detto, Padre, che nella comunione la vittima muore. Nelle braccia della Madonna vi depongono? - Di san Francesco, risponde Padre Pio. La pietà di un cuore, lusingandosi, aveva pensato che il dolce Signore finalmente aveva trovato un'anima, tra gli uomini, ove poteva a suo agio riposarsi. Non era dello stesso avviso l'umilissimo figlio del Poverello. - Gesù, Padre, stacca dalla croce le sue braccia per riposarsi in voi? - Sono io che mi riposo in Lui! - Quanto amate Gesù? - Il desiderio è infinito, ma in pratica ahimè! sarei per dire è zero, e me ne vergogno. Al termine della santa Messa, Padre Pio recitava il prologo di san Giovanni con commozione profonda e con il volto in fiamme. - Perché piangete ogni volta che leggete l'ultimo Vangelo della Messa? - E ti sembra poco che un Dio conversi con gli uomini? Non era assente nel serafino del Gargano neppure la visione escatologica dell'Eucaristia. - Perché piangete - singhiozzi e lacrime erano abbondanti - quando pronunciate la frase ultima del Vangelo di san Giovanni: «E vedemmo la sua gloria, gloria qual Unigenito del Padre, pieno di grazia e verità»? - E ti pare poco? Se gli apostoli cogli occhi della carne hanno visto tanta gloria, quale sarà la gloria che noi vedremo nel Figlio di Dio, in Gesù, allorquando ci si manifesterà in paradiso? - Che unione avremo in cielo con Gesù? - Eh!... l'Eucaristia ce ne dà l'idea. La Messa di Padre Pio era questa. E non vi erano soltanto gli uomini ad assistervi: - La santissima Vergine assiste alla vostra Messa? - E credi tu che la Mamma non s'interessi del figlio? - Gli angeli assistono alla vostra Messa? - A torme. - Che fanno? - Adorano e amano. - Padre, chi sta più vicino al vostro altare? - Tutto il paradiso. Terminava la Messa, ma non finiva nel cuore dello stigmatizzato del Gargano il desiderio di restare crocifisso all'altare. - Desiderate celebrare più di una Messa al giorno? - Se fosse in mio potere non scenderei mai dall'altare. Non potendo restare sempre inchiodato all'altare, l'eccezionalissimo liturgo trasformava in altare se stesso con l'intento di rendere visibile in ogni tempo la passione di Gesù. - Mi avete detto che l'altare lo portate con voi... - Sì, verificandosi quel detto dell'apostolo: «portando in me la mortificazione di Gesù»; «sono confitto alla croce»; «castigo il mio corpo e lo rendo servo». - Allora ho ragione io di dire che in mezzo a noi cammina Gesù crocifisso! Voi la soffrite tutta la passione di Gesù! - Sì... per sua bontà e degnazione, per quanto a umana creatura è possibile. - E come potete lavorare con tanti dolori? - Io trovo il mio riposo sulla croce. Rendimi altare per la tua croce, aveva chiesto al Signore il Padre. La preghiera fu esaudita appieno, perché mai, forse, era stata fatta per il passato con tanta sincerità di cuore. L'altare che l'Artista divino ne tirò fuori era davvero bello, tanto tanto: in due millenni di cristianesimo non se ne era visto uno di simile fattezza. Era in modo assoluto il migliore. Gesù ne restò colpito, perché era il primo che riproduceva a meraviglia il suo. Nel trasporto, lo Stigmatizzato del Calvario non volle su quell'altare inalberare la sua croce: vi conficcò a sua somiglianza, deliziandosi, Padre Pio crocifisso. Una Messa! Chiedete ad un angelo - afferma Padre Pio - cosa sia una Messa ed egli vi risponderà con verità: capisco che è e perché si fa, ma non comprendo però quanto valore abbia. Un angelo, mille angeli, tutto il cielo, sanno questo e così pensano. E voi, voi, ai quali è dato il beneficio, non volete riflettere su di essa? Nell'assistere alla santa Messa - è ancora il Padre che parla - accentra tutto te stesso al tremendo mistero che si sta svolgendo sotto i tuoi occhi: la redenzione della tua anima e la riconciliazione con Dio. - Il Signore, Padre, ama il sacrificio? - Sì, perché con questo ha rigenerato il mondo. - Quanta gloria dà a Dio la santa Messa? - Infinita gloria. - Che dobbiamo fare durante la santa Messa? - Compassionare ed amare. - Padre, come dobbiamo ascoltare la santa Messa? - Come vi assistettero la santissima Vergine e le pie donne. Come assistette san Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della croce. - Che benefici riceviamo ascoltandola? - Non si possono enumerare. Li vedrete in paradiso.
Una parola, ora, per noi.
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