CALUNNIE SU PADRE PIO di Donato Calabrese, biografo del santo
Pubblicato da redazione uno il 29 Ottobre, 2007
( di Donato Calabrese) Non si può restare assolutamente insensibili di fronte a questo nuovo veleno contenuto nel libro di Sergio Luzzatto, e così amplificato dai media nazionali, che in nome della loro pseudoverità non ci pensano due volte pur di gettare discedito su una delle figure più luminose della Cristianità del secolo appena declinato, e dell’intera Storia Cristiana.
E’ vero, come ha detto Padre Cantalamessa, nel corso di una breve intervista rilasciata al Telegiornale di Rai2, che l’interesse dei media è quello di badare alla tiratura, e quindi al soldo, con conseguente crescita di interesse perché, è inutile nasconderlo, quando Padre Pio è tirato in ballo, subito l’interesse dell’opinione pubblica sale a mille, con conseguente crescita di audience e, soprattutto, di vendite librarie, che altrimenti stazionano in una mediocrità disarmante.
E’ altrettanto vero che le calunnie, che sono state subito riverberate attraverso il Corriere della Sera, non nuovo a queste uscite (Vedi il caso del vangelo apocrifo di Giuda) non toccano né la Santità del Padre stigmatizzato, che non può essere messa in discussione (le stigmate non sono state considerate nel processo di beatificazione, a causa del riserbo della Chiesa Cattolica sull’autenticità di tali fenomeni), visto che Papa Giovanni Paolo II (che ha toccato con mano la guarigione istantanea di Wanda Poltawska da un cancro alla gola), con la beatificazione e la canonizzazione, ha ormai messo fine alla lunga sequela di persecuzioni innescate nei suoi confronti in periodi storici diversi, né la fede dei fedeli che continuano a pregare e, soprattutto imitare le virtù, del frate di Pietrelcina. Nè tantomeno noi che lo abbiamo conosciuto e siamo venuti in contatto personale ed epistolare con la Sua straordinaria personalità religiosa e mistica.
Ma è pur vero che occorre rispondere a questi seminatori di calunnie. Rispondere sul campo della dialettica storica, con un ventaglio di riflessioni che inducano, non loro che già partono da idee preconcette (Luzzatto e chi ha pubblicizzato il suo libro), ma coloro che sono deboli e fragili nella fede e nella devozione popolare. A coloro che sono i più indifesi di fronte al male che si veste di bene e di verità storica, mentre invece scava su piccoli dettagli per creare un edificio mostruoso, a detrimento di un uomo di Dio la cui santità ha raggiunto tutti gli angoli del pianeta.
Ma voglio partire proprio dall’accusa di questo signor Luzzatto, di mestiere “Storico”, a quanto pare in pensione. Secondo Lui, e tutta qui sta la sua tesi, Padre Pio”Nel 1919 fece acquistare dell’acido fenico, sostanza adatta per procurarsi piaghe alle mani”.
Innanzitutto, l’accusa non è nuova. I detrattori hanno sempre parlato di piaghe procurate con questa sostanza. Ho cercato il termine sul web ed ho trovato, tra l’altro, questa precisazione: “Per le sue proprietà antisettiche, il fenolo (acido fenico) è stato usato come disinfettante; è una materia prima molto comune nella produzione di coloranti, di farmaci - uno dei più noti è l’aspirina- e di polimeri. Le soluzioni acquose concentrate di fenolo causano bruciature alla pelle, ma questa azione è sfruttata in cosmetica nella produzione di preparati esfolianti, capaci di rimuovere gli strati superficiali della pelle. Nell’utilizzare tali preparati è buona precauzione evitare il contatto con occhi e bocca”(fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Fenolo)”.
Fermo restando il fatto che sia vera la richiesta di Padre Pio, perché orientarsi solo a pensare che Padre Pio non lo abbia richiesto per disinfettarsi le ferite oppure per eliminare le ascare presenti in prossimità di esse? E perché pensare che questo acido gli sia servito per procurarsi le cosiddette “stigmate”, la cui profondità, da una parte all’altra della mano, non può assolutamente avere un origine così semplicistica? L’acido fenico brucia i tessuti, ma non può provocare certamente la perforazione delle mani, dei piedi e del costato, come nel caso di Padre Pio. Scherziamo: questa è pura calunnia, e basta.
Noi sappiamo che le lesioni e le ferite, che emettono in continuazione sangue ed umore sanguigno, emanano anche cattivi odori. Le ferite di Padre Pio, presenti sul suo corpo per circa 58 anni, avrebbero dovuto, certamente, procurargli danni più gravi, come infezioni e necrosi, con conseguenti sensazioni sgradevoli, a livello olfattivo, specialmente in coloro che sono a contatto con le persone che hanno queste lesioni e ferite sul proprio corpo. In 58 anni, Padre Pio è stato sempre circondato da confratelli, figli spirituali e fedeli, e nessuno ha mai avvertito queste sensazioni sgradevoli. Tutt’altro, Padre Pio emanava un profumo indecifrabile, contrassegno dei doni di Dio ad alcune anime mistiche, come Francesco d’Assisi e Teresa d’Avila. Ma su questo parlo in seguito.
Tornando alle stigmate, voglio riportare la testimonianza di un medico che ha conosciuto personalmente Padre Pio, seguendolo, dal punto di vista medico, fin dagli anni del suo ritorno a Pietrelcina (1909-1916). E’ il compianto dott. Andrea Cardone di Pietrelcina:
“Quando io interrogavo padre Pio sulle stimmate - da notare che le stimmate erano invisibili(nel detto periodo Pietrelcinese, n.d.r.), quando il Padre l’ebbe a Pietrelcina - e mi permettevo di toccare quelle sue mani per saggiarne la consistenza, io arrivavo a congiungere attraverso le stimmate il mio pollice con il mio indice. Padre Pio avvertiva un grandissimo dolore. E qualche volta mi diceva: Vuoi fare il san Tommaso?”.
In un’altra dichiarazione, il dott. Cardone scriverà: “Dichiaro io qui dott. Andrea Cardone, di aver avuto in cura padre Pio da Pietrelcina e di avergli riscontrato in ambedue le mani fori del diametro di circa cm 1/2 che attraversavano il palmo delle mani da una parte all’altra, tanto da vedere la luce filtrare ed alla pressione il polpastrello del mio indice e pollice si toccavano”(Per tutto questo Cfr. Lino da Prata e Alessandro da Ripabottoni, Beata Te Pietrelcina, Frati cappuccini Pietrelcina, novembre 1975, 2559.
Padre Pio ha avuto le stimmate nel 1910, nella contrada di Piana Romana, in Pietrelcina. Ma, soltanto l’anno successivo comunicherà a Padre Benedetto, suo direttore spirituale, l’esperienza mistica della sua stigmatizzazione. Padre Benedetto da San Marco in Lamis prende atto del fatto accaduto a Pietrelcina e, finalmente, dopo ventuno giorni giunge la sua lettera a Padre Pio. E’ un invito a “non manifestare niente a nessuno perché: “secretum Regis abscondere bonum est”(E’ bene tener nascosto il segreto del Re, n.d.a.). E’ evidente l’intenzione di Padre Benedetto: nella sua duplice veste di Direttore spirituale di Padre Pio e di superiore della Provincia cappuccina di Foggia-Sant’Angelo, mostra di voler mantenere segreto questo Dono mistico, che Padre Pio ha ricevuto da Cristo Crocifisso. Del resto lui sa molto bene dell’estrema prudenza che ha ispirato il Magistero della Chiesa di fronte a questi fenomeni.
Solo all’arciprete, don Salvatore Pannullo, come si è detto sopra, Padre Pio racconta ciò che gli è successo a Piana Romana: “Zi Tore, fatemi la carità: chiediamo a Gesù che mi tolga questa confusione. Voglio soffrire, morire di sofferenza, ma tutto nel nascondimento”.
Detto questo, non è certo il sig. Luzzatto, né tantomeno padre Gemelli a suo tempo, a conoscere bene Padre Pio e le sue stigmate. Una sola persona le conosceva, avendole analizzate, dal punto di vista medico, varie volte durante le visite disposte dalla Curia Generale dei Cappuccini a San Giovanni Rotondo, oltre ad averle viste ben bene durante un intervento di ernia su Padre Pio, eseguito senza anestesia, allorché il Padre svenne per il dolore. Questa persona è il dott. Giorgio Festa di Roma:
“La pressione diretta su tutte le lesioni, tanto delle mani che dei piedi, per quanto dolcemente esercitata (dal Festa), riesce dolorosissima… Più intense ancora, per quanto egli si studi di nasconderle, sono le sofferenze che gli procurano, nel camminare, le lesioni dei piedi: di qui la difficoltà di rimanere per lungo tempo in stazione eretta, di qui la sua andatura lenta e talora incerta”
Fa riflettere, infine, quanto il dott. Festa scrive in riguardo alla ferita al costato che si manifesta: come “in forma di croce capovolta. L’asta longitudinale, di questa, misura all’incirca sette centimetri di lunghezza, parte dalla linea ascellare anteriore a livello del quinto spazio intercostale, e discende obliquamente fin verso il bordo cartilagineo delle costole, solcando la cute… L’asta trasversale della croce è lunga circa quattro centimetri, interseca non ad angolo retto, ma in modo obliquo, e pressapoco a cinque centimetri dal suo punto di partenza l’asta longitudinale e si presenta più espansa e rotondeggiante alla sua estremità inferiore”
Può l’acido fenico provocare una ferita così larga e simile al colpo di una lancia? Ma voglio continuare riportando ancora le dichiarazioni del dott. Festa: Le lesioni “…non sono il prodotto di una traumatismo di origine esterna, e… neppure sono dovute all’applicazione di sostanze chimiche potentemente irritanti”. Infine, “a differenza di qualsiasi altra lesione, riscontrabile nel corpo umano, quelle che appaiono sul corpo di Padre Pio hanno «contorni nettissimi, niun accenno di reazione offrono i tessuti che le circondano e non presentano nessuna tendenza a cicatrizzare, neppure dopo tanto tempo che sono comparse, e nonostante la loro breve estensione e la loro limitata profondità»”.
Ma ciò che più colpisce, nello studio approfondito del Festa, è la risposta all’obiezione che, nel caso delle stigmate, possa trattarsi di alterazioni spontanee circoscritte della cute, riscontrate in soggetti neuropatici e con perturbazioni delle facoltà psichiche e mentali. L’immagine ed il carattere che il Festa tratteggia di Padre Pio mostrano tutto il contrario: “Il perfetto equilibrio che esiste tra le funzioni del suo sistema nervoso e le facoltà della sua mente; l’armonia e la coerenza che si scorge in ogni suo atto, in tutte le sue parole; la sua consacrazione alla preghiera, alla meditazione e al bene di coloro che lo avvicinano; la persistenza e la perfetta simmetria delle lesioni che presenta alla superficie del suo corpo; anche dal punto di vista clinico, non consentono… in nessun modo di classificare tra questi il caso di Padre Pio”.
A conclusione del suo esame il dott. Festa afferma così che le lesioni e l’emorragia, riscontrate in Padre Pio, “hanno un’origine che le nostre cognizioni sono ben lungi dallo spiegare. Ben più alta della scienza umana è la ragione del loro essere”, riconoscendo, quindi, che si tratta di “avvenimenti che la nostra scienza non spiega”.
Il Festa torna di nuovo, a San Giovanni Rotondo, il 15 luglio dell’anno successivo(1920), analizzando, stavolta, le stigmate unitamente al dott. Romanelli. I risultati coincidono in pratica con la descrizione della prima relazione da parte del Festa che smantella, ancora una volta, le tesi positivistiche del dott. Bignami, dimostrando in seguito, con la pubblicazione del libro: “Misteri di scienza e luci della fede”, la soprannaturalità delle stigmate del frate di Pietrelcina(Donato Calabrese, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Zonza,2001, 108-109).
Ma poi, come si può conciliare l’uso di una sostanza chimica come l’acido fenico, da parte di Padre Pio in cinquanta e più anni di ministero sacerdotale e di stigmatizzazione? Evidentemente Luzzatto e coloro che lo hanno pubblicizzato non conoscono un acca delle condizioni fisiche del Frate di Pietrelcina, che, specialmente negli ultimi anni della sua vita, per ogni minimo movimento aveva bisogno di essere aiutato. Questo signore che si avvale del titolo di Storico (se sono questi gli storici…) non conosce proprio nulla di Padre Pio da Pietrelcina e della sua vita di Crocifisso senza croce. Questo signor Luzzatto ha costruito tutto su qualche lettera e niente più. Non è così che si ricostruisce la storia, specialmente quella di una personaggio complesso come Padre Pio da Pietrelcina.
In tutti i cinquantotto anni della Sua stigmatizzazione, Padre Pio non è stato, certamente, circonfuso dall’acre odore di acido fenico. Tutt’altro: profumi di ogni tipo di fiore, specialmente di mammole, violette e rose. Questa è la realtà vera di un uomo Segnato e Benedetto da Dio col Sigillo delle stigmate. Ed il profumo non lo ha sentito solo gente semplice, credulona. Il profumo è stato percepito, anche lontano da San Giovanni Rotondo, da medici e professionisti, oltre che scienziati. Questa è la verità. Ma qui ci sarebbe da dedicare moltissimo spazio ed il tempo non lo permette.
Padre Pio è stato pedissequamente perseguitato dagli anni Venti in poi, grazie alle belle informazioni di Padre Gemelli!!!
Ci sono centinaia di libri, scritti da giornalisti, scrittori, ed uomini razionali, che mostrano questa tremenda realtà. Padre Pio è stato perseguitato e la Sua santità rifulge eroicamente proprio nei lunghi anni delle persecuzioni e delle reclusioni (Sì, è stato quasi recluso nel convento di San Giovanni Rotondo dal 1931 al 1933 col divieto di vedere chicchessia).
Le persecuzioni sono continuate fino a pochi anni dalla sua morte. Eppure, nonostante Egli abbia subito tutto con spirito di obbedienza alla Chiesa, è stato pedissequamente e sistematicamente perseguitato, e controllato addirittura in modo sacrilego, con i microfoni ed i registratori, posti addirittura nel suo confessionale. Eppure non un lamento è uscito dalle sue labbra: “Anche quando percuote, la Chiesa è Madre”, queste le sue parole. Questo il contrassegno della sua sfolgorante santità.
Per quanto riguarda, invece, la presunta ostilità di Papa Giovanni XXIII nei confronti di Padre Pio, basta citare quanto ha dichiarato mons. Loris Capovilla, all’epoca segretario particolare del Papa Buono: “Da parte di Giovanni XXIII non c’era alcun pregiudizio. Erano gli uffici a trasmettere notizie negative su quanto accadeva a San Giovanni Rotondo, e il Papa non poteva far altro che prenderne atto”(L’Avvenire, 27/10/2007).
Del resto la Storia della Chiesa è piena di episodi di incomprensione tra santi e santi. Sono esseri umani, con difetti e virtù, seppure eroicamente vissute, di altri esseri umani. Come non ricordare il celebre rimprovero di Paolo, l’apostolo delle genti, nei confronti di Pietro(Gal 2,14)? Oppure una certa incomprensione, se non proprio derisione, di San Camillo de Lellis da parte di san Filippo Neri? E, per venire ad un Santo molto amato e venerato nel sud Italia, San Gerardo Majella, dotato di una mitezza straordinaria, eppure punito severamente, in un’occasione, dal fondatore del suo ordine, sant’Alfonso Maria de’ Liguori?
Chi è Padre Pio da Pietrelcina? Solo chi non lo conosce può arrivare a fargli ancora tanto male, dopo tutto quello che ha subito. Padre Pio è un Santo. E’ un grande Santo. Un mistico. Un grande mistico. Un uomo di Dio, contrassegnato da quelle stesse stigmate di Colui che è stato Crocifisso, e che prima di morire aveva detto: “Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”(Gv 15,20).
Donato Calabrese
Biografo di Padre Pio da Pietrelcina
www.donatocalabrese.it/padrepio/
Articolo stampato da Caserta24ore: http://www.caserta24ore.it
1 commento:
Bello l'articolo! Se ne vedono così tanti di quelli che ricoprono di insulti e accuse il santo Padre Pio senza sapere NIENTE di chi era veramente. Si possono trovare centinaia di testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto in persona e vorrei vedere come faranno i perseguitatori di Padre Pio a spiegare tutti i miracoli che Dio ha compiuto grazie alla sua intercessione. Ovviamente possono rispondere che si tratti di false testimonianze ma io dico che è solo una bella scusa di coloro che nella propria superficialità si rifiutano di vedere oltre il sensibile. E con ciò, mi congratulo con l'autore di questo articolo.
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