dal Messaggero Veneto del 13/06/2002
Domenica a Roma. Grandi festeggiamenti anche a San Giovanni Rotondo
In 500 mila per Padre Pio
La capitale blindata per la festa della canonizzazione del frate di Pietrelcina
ROMA – Due miracoli riconosciuti, la devozione di milioni di cattolici, primo fra tutti Papa Giovanni Paolo II, e alla fine Padre Pio è santo. La canonizzazione ci sarà domenica, giornata di preghiere e di festa con gran finale di fuochi artificiali sulle note dell’Inno alla Gioia. In mezzo anche un musical, rappresentato nell’aula Nervi, parole e musica di Tony Santagata, orchestra e coro di Santa Cecilia, banda della Guardia di finanza. Protagonista, è ovvio, il frate cappuccino di San Giovanni Rotondo, elevato alla gloria degli altari. «Duecentocinquantamila biglietti non basteranno», fa sapere Padre Gerardo, animatore dell’evento.
La famiglia di Padre Pio, le centinaia di migliaia di gruppi di preghiera che hanno scelto nel frate la propria guida spirituale, si preparano a far festa non senza mille difficoltà. Allarme terrorismo a parte, Roma aspetta almeno mezzo milione di persone. Una centrale operativa ormai ben rodata – composta da Comune, Prefettura, Protezione civile e Questura – è pronta ad accoglierle tutte fin dalle 5.30 di domenica mattina, ora in cui i varchi verso piazza San Pietro saranno aperti. Per gli ultimi consigli i fedeli potranno telefonare fino a quell’ora al numero verde 800162111, attivo già da ieri.
«Abbiamo pensato prima di tutto ai bagni e all’acqua, perché i padri cappuccini sono uomini pratici e ci hanno tenuto a ricordare le esigenze di tanta gente», elenca il sindaco Walter Veltroni illustrando punto per punto parcheggi, navette, centri di accoglienza allestiti per domenica. Ma non dimentica di ringraziare i romani. Era dal Giubileo che la città non era sottoposta a un pressing come quello di questi giorni: vertice Nato-Russia, vertice Fao, beatificazione di Padre Pio. «Roma ha dimostrato, con grande pazienza, di essere degna del ruolo di capitale anche morale d’Italia», loda Veltroni non temendo critiche. Roma funziona talmente bene che anche a Palazzo Chigi, nonostante sieda l’avversario, hanno niente da ridire.
E dovrà funzionare bene domenica mattina. Così mentre a San Giovanni Rotondo si preparano a fare festa sfogliando 150 mila rose per gettare i petali da un elicottero, a Roma da stanotte cominceranno a installare 756 bagni chimici, transennare 39 aree di parcheggio per 3.675 pullman, alzare nove maxischermi, isolare piazza Risorgimento e piazza Adriana, oltre che via della Conciliazione e piazza San Pietro, per realizzare la più grande isola pedonale mai vista sotto il Cupolone.
Tre anni fa, quando Padre Pio fu proclamato beato, le celebrazioni si fecero in piazza San Pietro e i ringraziamenti in piazza San Giovanni. Stavolta «il Papa sta male, è molto impedito nei suoi spostamenti», spiega pare Gerardo, così tutto sarà concentrato attorno al Vaticano. La maggior parte di quasi mezzo milione di fedeli, 250 mila all’inteno delle transenne, 35 mila seduti nelle file di sedie scaricare in queste ore in piazza San Pietro, potrà seguire la preghiera di Giovanni Paolo II per Padre Pio accontentandosi di farlo sui maxischermi. Il Papa da vicino lo vedranno solo se ce la farà a girare per la piazza sulla «papamobile».
Lucia Visca
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dal Messaggero Veneto del 16/06/2002
Un fenomeno di bilocazione anche in Friuli. La storia della marchesa Giovanna Rizzani Boschi
Prodigio di Padre Pio a Udine
«Nel 1905 vidi in spirito una bambina nascere mentre suo padre moriva»
di ANTONIO RINALDI
UDINE – La vide nascere, mentre il padre moriva. Una delle vicende più significative, se non la più emblematica fra i miracoli di Padre Pio, è la storia della marchesa udinese Giovanna Rizzani Boschi, testimone e protagonista di uno dei primi casi di bilocazione attribuiti al santo di Pietrelcina. Il frate avrebbe assistito in spirito, mentre si trovava in Molise, alla nascita della nobildonna e alla contemporanea morte del papà agli inizi del secolo scorso in una casa nobiliare del capoluogo friulano. L’evento, oltre i confini della razionalità umana, è uno dei primi fenomeni inspiegabili che ha contribuito a creare l’alone di prodigio attorno al cappuccino delle stimmate. Sul miracolo esiste una mole di documenti agli atti nel processo di canonizzazione: tra questi, uno scritto del frate e le testimonianze dirette della nobildonna udinese, divenuta nel 1923 sua figlia spirituale e fattiva collaboratrice nella costruzione della Casa sollievo della sofferenza, l’ospedale di San Giovanni Rotondo.
Ecco la storia, come emerge dagli atti. Il 18 gennaio 1905, Giovanni Battista Rizzani, padre di Giovanna, era a letto, moribondo, nel suo palazzo di Udine in via Deciani, all’angolo con via Divisione Julia. Sua moglie, Leonilde Serrao, gli era accanto e lo assisteva, nonostante fosse in stato di avanzata gravidanza. La signora, in stato di forte stress per la salute del consorte, fu costretta ad abbandonare il capezzale per tentare di calmare i cani che abbaiavano in modo insolito nel cortile. Qui fu colta dalle doglie e fu obbligata a partorire in condizioni precarie, aiutata dall’unica persona in quel momento presente, il castaldo, ossia l’amministratore della famiglia. Il parto andò bene e la donna ebbe la forza di prendere in braccio la sua creatura, Giovanna Rizzani Boschi, di risalire le scale e tornare nella camera del marito, che spirò qualche minuto dopo. Durante il travaglio Leonilde disse di aver visto davanti a sè e nei corridoi della casa un frate cappuccino dall’aspetto rassicurante. Non riuscì mai a capire, però, se si fosse trattato di una visione o di una allucinazione.
Ma quell’immagine non l’ha mai abbandonata, come raccontò qualche anno più tardi alla figlia.
L’episodio assunse una rilevanza sconcertante e misteriosa qualche decennio dopo quando la marchesa Giovanna, già figlia spirituale di Padre Pio, ricevette dal confessore del frate beneventano, padre Agostino da San Marco in Lamis, un foglio di quaderno scritto dal santo nel 1905. Allora Padre Pio non era ancora sacerdote. Frequentava il corso di filosofia nel convento di Sant’Elia a Pianisi, in provincia di Campobasso. Aveva 18 anni ed era entrato nell’ordine dei Cappuccini soltanto da due. Nel foglio, che le perizie calligrafiche hanno confermato essere del frate, c’era scritto: «Giorni fa mi è accaduto un fatto insolito. Mentre mi trovavo in coro con fra’ Anastasio, erano circa le 23 del 18 del mese scorso (gennaio, ndr), all’improvviso mi ritrovai lontano, in una casa signorile, dove il padre moriva mentre una bambina nasceva. Mi apparve allora Maria Santissima che mi disse: “Affido a te questa creatura. È una pietra preziosa, allo stato grezzo: lavorala, levigala, rendila il più lucente possibile perché un giorno voglio adornarmene. Non dubitare, sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai in San Pietro“». Lo scritto coincide esattamente con il racconto della nascita di Giovanna e della morte di Giovan Battista a Udine, ma anticipa anche il percorso spirituale della marchesa friulana.
Infatti la signora Leonilde, rimasta vedova, si trasferì a Roma dove vivevano i suoi genitori e dove crebbe la piccola Giovanna. Ne 1922, la bambina, ormai adolescente, cominciò a manifestare i primi tormenti e i primi dubbi sulla fede. Pensò di risolverli parlandone con un sacerdote. Così in un pomeriggio afoso dell’estate romana si recò con un’amica in San Pietro, ma trovò i confessionali vuoti. Scorse tra le navate un fraticello, lo rincorse e ottenne di parlare con lui. Fu un colloquio lungo, che però non riuscì a cancellare le sue angosce e a risolvere le sue domande. Qualche anno dopo, Giavanna sentì parlare per la prima volta di Padre Pio e, seguendo un impulso misterioso, si recò in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Così la marchesa Giovanna ricordò il suo incontro col frate delle stimmate: «Al piccolo convento di San Giovanni Rotondo trovammo molta gente. C’erano anche diverse personalità. Il corridoio che dalla sacrestia portava alla clausura era gremito. Riuscii a trovare un posto in prima fila. Passando, padre Pio si fermò di fronte a me.
Mi guardò negli occhi e sorridendo mi disse: “Giovanna, io ti conosco. Tu sei nata lo stesso giorno in cui morì tuo padre”. Il mattino seguente andai a confessarmi. Appena mi avvicinai, padre Pio, dopo avermi benedetta, mi disse: “Figlia mia, finalmente sei venuta. Da tanti anni ti aspettavo”. Poi aggiunse: “l’anno scorso in un pomeriggio d’estate, ti sei recata con un’amica nella Basilica di San Pietro in cerca di un sacerdote che potesse illuminare i tuoi dubbi sulla fede. Hai incontrato un cappuccino e hai parlato a lungo con lui. Quel cappuccino ero io”. Dopo una breve pausa, padre Pio continuò: “Quando tu stavi per nascere, la Madonna mi portò a lazzo. Mi fece assistere alla morte di tuo padre e poi mi disse di prendermi cura dite. Mi sei stata affidata dalla Vergine, e devo pensare alla tua anima“».
Da quel momento divenne Giovanna sua figlia spirituale e, nonostante avesse sposato il marchese Boschi, frequentò per il resto della sua vita Padre Pio. Fu l’unica donna ad assistere, nella cella del convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio mentre spirava, il 22 settembre 1968. Giovanna Rizzani Boschi ha raggiunto il suo frate in Paradiso dieci anni dopo.
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«Quella nobildonna era mia cugina»
I ricordi dell’ingegner Rizzani: mi raccontò la storia un suo fratello
di GIUSEPPE LONGO
UDINE – La vicenda umana e spirituale di Giovanna Rizzani Boschi, legata alla straordinaria figura di Padre Pio da Pietrelcina che oggi sarà Santo, appartiene ormai più a una storia lontana che a ricordi personali che possano essere in qualche modo raccontati, essendo passato quasi un secolo da quel 18 gennaio 1905 quando la donna – morta a Roma già da molti anni – venne alla luce. Oggi in Friuli a poter fornire una testimonianza, ovviamente indiretta, c’è soltanto l’ingegner Aldo Rizzani, che abita a Risano, avendo lasciato da tempo lo studio udinese di largo dei Pecile.
Ingegnere, ci parli innanzitutto della sua parentela con Giovanna Rizzani Boschi.
«Il papà di Giovanna, che si chiamava Giovanni Battista, era il fratello minore di mio nonno Leonardo. La nostra è una famiglia udinese di antiche origini che abitava in via Tiberio Deciani, in un palazzo nobiliare che ora non c’è più, in quanto al suo posto, negli anni Sessanta, sono sorti dei moderni edifici. Forse oggi è rimasta solo qualche pianta del giardino, ma niente più. Ricordo che mio nonno era cavaliere del lavoro, titolare di un’impresa rinomata che operò a cavallo dei due secoli passati: a Udine costruì vari edifici, ma il suo nome è rimasto legato soprattutto al Forte della Grande guerra sul monte Bernadia e alla bonifica dell’agro monfalconese».
Quando venne a conoscenza della storia di Giovanna?
«Erano gli anni degli studi universitari, quindi parecchio tempo fa considerando che oggi sono sulla settantina. Frequentavo il Politecnico di Milano e di tanto in tanto facevo visita all’ammiraglio Giuseppe Rizzani, fratello maggiore di Giovanna, e quindi avente con me lo stesso legame di parentela. Giuseppe abitava nel capoluogo lombardo, aveva studiato all’Accademia di Livorno ed era diventato generale delle armi navali. Comandò anche il silurificio di Fiume. Fu proprio questo parente che mi raccontò la straordinaria vicenda umana e spirituale di Giovanna, in quanto lui la conosceva bene».
Poi, cosa ricorda ancora?
«Non sono in grado di riferire particolari diretti, ovviamente. Posso dire soltanto che ormai diversi anni fa fui contattato dal giornalista Renzo Allegri, che stava cercando materiale e testimonianze per scrivere il suo libro su Padre Pio, quello di cui avete fatto cenno anche sul Messaggero Veneto, parlando dei miracoli del frate di Pietrelcina. Venne da me nello studio di largo dei Pecile, a Udine. Anche a lui raccontai queste poche cose di cui sono venuto a conoscenza appunto dal fratello di Giovanna. Una vicenda straordinaria, rievocata ampiamente anche in uno speciale pubblicato su “Gente” il 6 aprile 1984».
Lei parteciperà a Roma alla cerimonia di canonizzazione?
«No, non ci andrò. Come pure credo che non ci sarà nessuno dei pochi cugini lontani ormai rimasti, tutti sparsi per l’Italia. Anche Giovanna, infatti, era vissuta praticamente quasi sempre a Roma e i suoi contemporanei sono ovviamente tutti morti. Comunque, posso dire che la vicenda legata a questa mia parente ci ha toccato tutti, a cominciare da mia madre che fu una convinta seguace di Padre Pio. Una figura straordinaria che affascina anche me, che mi ritengo persona del tutto normale in fatto di fede e di soprannaturale».
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Salvò Cadorna dal suicidio
Le «bilocazioni» di padre Pio, secondo la casistica accompagnate dall’inconfondibile aroma di violetta, hanno contribuito a formare la sua fama di santità. Il frate di Pietrelcina dal 18 marzo 1918 alla morte nel ’68 non lasciò mai il piccolo convento di san Giovanni Rotondo, eppure numerosissimi testimoni hanno giurato di averlo visto e di aver parlato con lui in altre parti d’Italia o del mondo.
Tra le bilocazioni più note c’è quella a vantaggio del generale Luigi Cadorna: una notte di novembre del 1917 il comandante supremo dell’esercito italiano nella prima guerra mondiale decise di suicidarsi, per la disfatta di Caporetto e lo sconforto di essere stato sostituito da Armando Diaz. Mentre stava per premere il grilletto della sua pistola percepì un acuto profumo e si ritrovò nella stanza un frate che lo esortò a stare tranquillo e riporre l’arma. Quando Cadorna riferì l’episodio si sentì dire che quel frate non poteva essere che padre Pio; gli venne voglia di conoscerlo e, nel 1920, in incognito, andò a san Giovanni Rotondo. Padre Pio invece lo aspettava e gli disse: «Generale, l’abbiamo passata brutta quella notte».
Un’altra bilocazione famosa salvò la popolazione del Gargano: poco dopo l’8 settembre 1943, una squadriglia di piloti anglo-americani stava per sganciare bombe sulla penisola garganica quando comparve loro in cielo un frate con le mani ferite che li indusse a desistere.
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La solenne cerimonia in San Pietro sarà trasmessa in tutto il mondo. I problemi del grande caldo
Alle 10 sarà proclamato santo
Il Papa pronuncerà la formula in latino che porterà il frate di Pietrelcina sugli altari
ROMA – «Dichiariamo e definiamo Santo Padre Pio da Pietrelcina»: per ascoltare queste parole pronunciate in latino e diffuse nel mondo con qualsiasi media possibile, televisione, radio, satellite, Internet, in quattocentomila si sono messi in moto da ieri sera sfidando la giornata più torrida fra quelle previste in giugno.
Domina il grande caldo, 36 gradi umidi che attorno a mezzogiorno sembreranno oltre 40 perché non tira un alito di vento e i sampietrini roventi sono qualcosa di simile a una graticola. In Prefettura e in Comune ieri sera non facevano altro che invocare acqua. Sono state triplicate le scorte per la distribuzione gratuita. Un milione di bottigliette d’acqua, a occhio qualcosa di più di un litro per ogni pellegrino, e già si sa che non basteranno. In campo anche dodici autobotti pronte a creare pioggia in una giornata di canicola. I medici delle strutture volontarie di soccorso si sono raccomandati. Molti dei pellegrini sono anziani, molti disabili, l’insidia del colpo di calore è in agguato per tutti.
Meglio un raffreddore semmai qualcuno non dovesse gradire le docce fuori programma che vigili del fuoco e operatori dell’Ama si preparano a riversare sulla folla.
«Dichiariamo e definiamo Santo Padre Pio da Pietrelcina»: comincia alle 5 l’attesa per sentir pronunciare la formula dell’ascesa alla gloria degli altari del frate cappuccino con le stimmate. E’ l’ora in cui i metal detector si mettono in moto anche se il pericolo più grande, secondo la Questura, è quello dei borseggiatori. La Polizia ha anche preparato un vademecum e messo in piazza decine di agenti, anche in borghese, per controllare e scoraggiare quelli troppo lesti di mano.
Sarà Giovanni Paolo II, alle 10, a dichiarare Santo Padre Pio. Il Papa, si dice fra le mura vaticane, ha fortemente voluto questa canonizzazione che chiude decenni di scontri, polemiche e diffidenze sia verso Padre Pio vivo che verso Padre Pio morto. La figura del frate ha negli anni suscitato sentimenti forti sia fra chi lo amava sia fra chi lo accusava di carpire la credulità popolare. Ora, grazie anche a Giovanni Paolo II legato a Padre Pio da quando il frate gli profettizzò il Pontificato, hanno vinto i primi e il religioso potrà essere pregato dalla Chiesa universale. Questa, infatti, è la differenza tra un beato e un Santo. Come beato Padre Pio poteva essere onorato soltanto sui luoghi dove era vissuto e morto: Pietrelcina, nel Beneventano, San Giovanni Rotondo, nel Foggiano, i dieci conventi sparsi nell’Appennino dove aveva trascorso i primi anni del controverso sacerdozio. Ora sarà la Chiesa intera a poterne alimentare il culto.
Un culto che porterà a Roma, soprattutto, i «figli spirituali di Padre Pio», centinaia di gruppi di preghiera mobilitari per arrivare in piazza San Pietro con pullman, treni speciali, aerei, navi e auto. Dovunque arriveranno troveranno volontari ad accoglierli, come è stato per il Giubileo, e a indirizzarli verso i servizi di navetta messi a disposizione dal Comune in modo da non creare ingorghi di auto nella zona di San Pietro.
Oggi sarà una giornata particolare, per viverla bene meglio comunque attenersi all’implorazione del prefetto Emilio Del Mese: «Mettetevi un berretto».
Lucia Visca
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dal Messaggero Veneto del 17/06/2002
«Riportiamo in Friuli un messaggio di fede»
L’emozione di due coppie di Udine e Pasian di Prato presenti al rito in via della Conciliazione
di GIUSEPPE LONGO
UDINE – «Eravamo già stati l’anno scorso in San Pietro per la canonizzazione di Luigi Scrosoppi. Ora abbiamo desiderato tornare per Padre Pio. L’avvenimento era troppo importante: volevamo viverlo in diretta». Sono le parole di Giulio Greatti, di Pasian di Prato, insegnante in pensione del Malignani, che abbiamo raggiunto in serata a Roma attraverso il cellulare. Uno dei numerosi friulani che sicuramente hanno raggiunto la Città del Vaticano per l’elevazione alla gloria degli altari del frate di Pietrelcina, anche se non pare ci siano stati gruppi organizzati come era avvenuto proprio un anno fa in occasione del Santo di casa nostra. Il professore è sceso nell’Urbe con la moglie Daniela Zuliani, già impiegata di banca, con il cognato Lanfranco Zuliani, direttore dell’Ufficio delle entrate di Latisana, e la sua consorte Franca Fiorai, pure lei insegnante; questa seconda coppia vive, però, a Udine. Il mezzo? Un comodo camper, parcheggiato nell’area attrezzata del Flaminio, a Saxa Rubra.
«Siamo arrivati già giovedì – spiega Greatti - perchè temevamo di non trovare posto per il parcheggio: così abbiamo approfittato per visitare nuovamente Roma. Torneremo a casa con molta probabilità lunedì, perchè in mattinata vogliamo partecipare all’incontro su Padre Pio in sala Nervi».
Ma ecco come è cominciata la giornata vaticana, straordinaria non solo per la solennità dell’avvenimento ma anche per l’eccezionale caldo di questo pazzo giugno, tanto che pure questo mini-gruppo friulano ha apprezzato la “pioggerella” creata da uno dei tanti idranti.
«Siamo partiti verso le 7.30 dal campeggio - riprende il pasianese –, approfittando degli autobus, che peraltro erano tutti gratis. Quando siamo arrivati in San Pietro, la piazza era già stracolma, per cui ci siamo dovuti fermare all’inizio di via della Conciliazione, poco prima del colonnato, dove abbiamo potuto seguire la lunga ma emozionante cerimonia attraverso un maxischermo. I biglietti-invito li avevamo ricevuti pochi giorni fa dal convento di San Giovanni Rotondo.
E’ stato un rito bellissimo, che abbiamo vissuto con grande intensità nonostante il caldo torrido. A tutti, però, era stato distribuito mezzo litro di acqua minerale, nel “tetrapack” come il latte. Le cronache hanno parlato di 300 mila persone, ma per me erano molte di più: almeno mezzo milione. Tantissima la gente che non è riuscita a entrare. Non avrei mai pensato che un frate così umile potesse muovere queste masse. La fede era palpabile». E il Papa? «Ci è passato vicino due volte, benedicente, sulla jeep bianca. Aveva il volto molto provato dalla stanchezza».
Un’emozione grandissima anche per la moglie Daniela. «Una fatica che rifarei volentieri – dice -, perchè ho visto una testimonianza di fede unica». Una fede che ha colpito anche il fratello Lanfranco Zuliani: «Per me è stata una manifestazione d’altri tempi, non me la sarei aspettata in quest’epoca di materialismo sfrenato. Gente semplice, arrivata da tutto il mondo. Padre Pio è proprio un Santo universale».
Una devozione che rimarrà anche nei ricordi di sua moglie Franca: «Sì, c’era molto movimento. Gente che andava avanti e indietro, ma ho visto anche tanta fede genuina. Mi rimarrà impressa l’immagine di quell’anziano, inginocchiato a pregare sui “sampietrini” infuocati in mezzo alla piazza ormai deserta e imbrattata di carte, sacchetti, bottigliette...».
(da: http://www.friulicrea.it/)
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